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Areo Malaysia Airlines scomparso, il mistero si infittisce un anno dopo
notizia pubblicata 09 Marzo 2015 alle ore 11:10 nella categoria Cronaca

Doveva essere un volo come tanti, è diventato invece un caso unico nella storia dell’aviazione, col serio rischio che non sarà mai risolto. Sono infatti passati 12 mesi dalla scomparsa del volo Malaysia Airlines MH370 e il mistero rimane fitto. Dopo un anno di indagini sola un’anomalia è stata trovata: una delle scatole nere con la batteria scaduta. A bordo del Boeing 777-200 tutto era come doveva essere, così come l’equipaggio e le condizioni meteorologiche. Eppure è finito nell’Oceano Indiano con 239 persone a bordo, dopo aver invertito la rotta.

Il documento, opera di una squadra di investigatori internazionali, è il risultato di indagini che vanno dallo stato psicologico dei piloti alla loro situazione finanziaria, dalla storia del resto dell’equipaggio alla manutenzione del Boeing, fino alle condizioni di volo di un viaggio che fin dalla partenza mostrava parametri normali.

 Niente che possa spiegare perché i sistemi di comunicazione furono disattivati manualmente a neanche un’ora dal decollo da Kuala Lumpur in direzione Pechino, per poi compiere delle brusche virate che lanciarono l’aereo verso l’immensità dell’Oceano Indiano. Dove, probabilmente per aver esaurito il carburante, precipitò sei ore dopo.

L’unica anomalia è il fatto che la batteria del rilevatore di posizione subacqueo, attaccato alla scatola nera contenente i dati di volo, era scaduta dal dicembre 2012: è quindi altamente probabile che non funzionasse. Un dettaglio che potrebbe avere influito sulle finora infruttuose ricerche del relitto, ma non necessariamente: la batteria dell’altra scatola nera – contenente le registrazioni in cabina – era a posto, e nel mese di autonomia successivo al disastro i soccorritori riuscirono a captare solo dei segnali rivelatisi poi non collegati al volo MH370. Nessun detrito è mai stato ritrovato.    

Il rapporto non evidenzia altre anomalie. Il pilota Zaharie Ahmad Shah non aveva dato segni di stress o ansia, e non sono emerse situazioni finanziarie sospette: niente fa presumere che abbia potuto compiere un dirottamento premeditato dall’originaria rotta Kuala Lumpur-Pechino.   

Le ricerche dei resti del volo MH370 sono tuttora in corso in un’area di “massima priorità” grande un quinto dell’Italia, con l’impiego di quattro navi e quasi 150 persone. Finora sono state completate le ricerche in poco più del 40% della superficie designata. A questo punto, se le ricerche dell’aereo non daranno frutti entro la fine di maggio, i tre paesi impegnati nelle operazioni riesamineranno i dati e metteranno a punto un nuovo piano d’azione.