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Fermare la riforma Franceschini, il mondo della cultura scende in piazza
notizia pubblicata 22 Marzo 2016 alle ore 12:00 nella categoria Beni culturali

Renzi “come Berlusconi”, Franceschini non lontano dall’esecrato Sandro Bondi, di cui aveva chiesto le dimissioni. Proteste e voci di dissenso circolavano da mesi, ora il fronte della cultura contrario alla riforma dei beni culturali si compatta e scende in piazza, il 7 maggio a Roma, chiamando a raccolta gli italiani.

Lanciata dalla piattaforma emergenzacultura.org, nata su proposta dello storico dell’arte Tomaso Montanari, la manifestazione ha il sostegno di nomi illustri del settore, da Salvatore Settis all’ex ministro della cultura Massimo Bray. Con loro i sindacati di settore e un ventaglio di associazioni. L’idea è di articolare la protesta in due giornate, un convegno il 6 maggio e la manifestazione di piazza sabato 7, sempre a Roma, con un corteo che dovrebbe partire dalla Bocca della Verità per arrivare nel cuore dell’area archeologica romana, sotto l’Arco di Costantino, dov’è previsto un comizio.

Le richieste non sono da poco. Si vorrebbero in primis la “sospensione dell’attuazione dello Sblocca Italia, della Legge Madia (con la confluenza delle soprintendenze sotto le prefetture) e delle riforme Franceschini”. Ma nel lungo elenco compreso nel manifesto della protesta ci sono anche le assunzioni (tutti i 1400 che mancano nell’organico del Mibact), investimenti programmati per ricerca e istruzione, l’introduzione della storia dell’arte dal primo anno delle superiori. Punto centrale è la difesa dell’articolo 9 della Costituzione, quello che definisce l’importanza in Italia della tutela del patrimonio artistico e del paesaggio.

Per Montanari, la riforma Franceschini – che nel tam tam della rivolta è diventata ‘Deforma’ – “è di fatto in linea con gli improvvidi tagli al settore decisi nel 2008 dal governo Berlusconi, con Bondi ministro della cultura”. Sotto accusa anche la trasformazione dei musei in fondazioni di partecipazione “aperte agli enti locali e ai privati”, l’accorpamento delle soprintendenze, “lo stravolgimento dei depositi e degli archivi delle strutture territoriali di tutela”. 

http://emergenzacultura.org