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Persi 6,6 milioni di posti da settembre 2001
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 12:15 nella categoria Territori

Tensioni politiche, rallentamento dell’economia mondiale e psicosi del viaggiatore hanno duramente colpito il settore turistico: dal settembre 2001, l’industria mondiale del turismo ha perso ben 6,6 milioni di impieghi, afferma un rapporto dell’Ufficio internazionale del lavoro (Ilo) reso noto ieri a Ginevra. Intitolata ”Impatto della crisi 2001-2001 sull’industria alberghiera e del turismo”, la ricerca osserva che un salariato su 12 del settore è stato colpito dalla disoccupazione durante il periodo esaminato a causa del rallentamento generale dell’economia e del trauma provocato dagli attentati dell’11 settembre 2001. Secondo gli esperti dell’Ilo, l’industria turistica ritroverà i livelli del 2000 solo nel 2005. Nel 2001, i redditi del turismo straniero sono crollati del 5,1 % (a prezzi costanti in dollari) e il numero di turisti è sceso dello 0,6%, afferma l’Ilo. E la nuova tendenza sembra essere il viaggio ‘vicino a casa’. In America del Nord, gli arrivi di turisti sono scesi del 6,8% nel 2001 con una punta del 22,6 % nei quattro ultimi mesi dell’anno. Ma sono soprattutto i Paesi vicini agli Usa ad aver registrato un forte calo, del 26% a Cuba e del 20% per la Giamaica. In Europa, dove molti Paesi aspettavano i turisti americani, si registrano sensibili cali degli arrivi dal – 17% in Germania al -11% in l’Italia, scrive l’Ilo. Tra i più colpiti sono Australia (-21%), Nepal (-22%) e Filippine (-25%). All’opposto, destinazioni come Cina, Vietnam ed alcune nazioni dell’Europa del Sud quali Turchia, Grecia, Spagna e Cipro hanno segnalato un flusso crescente di turisti, offrendo un’alternativa a molti turisti europei ormai restii a compiere viaggi in luoghi lontani. Lo studio, purtroppo, non calcola gli eventuali e ulteriori danni che potrebbe arrecare al settore una nuova guerra in Iraq. E considerato che già le borse stanno andando in escandescenza e che il prezzo del greggio continua a salire, il futuro appare un po meno roseo.