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Iraq, le compagnie aeree si adeguano
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 09:09 nella categoria Territori

Con lo scoppio della guerra comincia la corsa alle disdette. Cala la voglia di viaggiare per vacanza, si rimandano le trasferte di lavoro, si annullano le prenotazioni e i vettori si adeguano: cancellazione e riduzione di voli in programma per le destinazioni a rischio, piani di rigore interni alle aziende e
misure di agevolazione per i passeggeri che vogliono anticipare il rientro. Nel panorama mondiale dell’aeronautica civile, i vettori si cautelano contro quella forbice compresa fra il 5 e il 20% di calo del traffico aereo indicato dalla Iata per una guerra lampo, dopo la quale però potrebbe esserci un rimbalzo. Calo che sarebbe superiore in un conflitto più lungo e che metterebbe in ginocchio le compagnie aeree, già provate da due anni di ribassi continui e dagli attentati su New York e Washington dell’11 settembre 2001, come US Airlines e United Airlines. Se l’aviazione civile statunitense è in pericolo, ha rilevato la Iata, in Europa la situazione è più rosea con Iberia, Air France e Lufthansa, per esempio, che avendo accumulato buoni profitti hanno riserve più sostanziose. Ottima la situazione dei vettori in Estremo Oriente. Alitalia non rinuncia alla cautela nel rendere noto il piano operativo di emergenza ma l’amministratore delegato ha dato disposizioni immediate applicando un piano di rigore con l’obiettivo di contrarre i costi in vista della prevedibile diminuzione della domanda: blocco del turn-over dei contratti a tempo determinato, di ogni nuova assunzione, smaltimento immediato di ferie e riposi arretrati, stop a straordinari e trasferte, blocco di ogni investimento e di nuove consulenze e di tutte le spese discrezionali. La compagnia di bandiera ha dato anche il via a misure agevolate in caso di biglietti già emessi per voli futuri, cambio di itinerari e riprotezione su altri voli sino al 1 giugno prossimo. British Airways è stata la prima ad annunciare la sospensione dei voli da e per il Kuwait; lo stesso provvedimento riguarda anche Tel Aviv. Royal Jordanian Airlines ha cancellato i collegamenti da e per Baghdad fino a data da destinarsi. Swiss International Air Lines sta tagliando temporaneamente sette voli settimanali da Zurigo al Cairo ma aggiornerà l’operativo quotidianamente a seconda della situazione. Il vettore nazionale di Cipro, Cyprus Airways ha sospeso i voli verso il Golfo fino a domenica, in particolare verso Ryad e Gedda in Arabia Saudita, Dubai e Bahrain. Korean Air progetta di sospendere i collegamenti per Dubai e Il Cairo e prevede di ridurre il numero dei voli verso gli Stati Uniti. Sempre verso Dubai, Singapore Airlines porterà da dieci a sette i voli settimanali a causa del calo delle prenotazioni. Da domani, Thai dovrebbe
sospendere i collegamenti per il Kuwait e il Bahrain. Nel caso in cui il conflitto fosse lungo, Thai modificherebbe le rotte dei collegamenti Asia-Europa allontanandosi dalle zone troppo vicine all’area del conflitto. Negli Stati uniti la situazione più difficile. Continental Airlines dal 6 aprile al primo maggio, eliminerà sette voli al giorno diretti a Londra, Parigi e Tokio dagli scali di Newark (New York), Cleveland e Houston. Sulla falsariga, United Airlines ha annunciato di voler ridurre la capacità di un 10%-12%: l’azienda ha perso il 40% delle prenotazioni, in questi giorni, rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Tra le indecise American Airlines (anch’essa a rischio fallimento) e Southwest Airlines (la regina dei voli a basso costi), mentre Us Airways ha comunicato di non avere ancora pensato a riduzioni di rotte e voli.