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Alitalia, ogni anno 12 milioni di certificati medici
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 10:09 nella categoria Territori

Sono 12 milioni circa i certificati medici di malattia che ogni anno vengono processati dall’Inps. Il dato, relativo al 2001, si è mantenuto più o meno costante anche negli ultimi due anni e si riferisce ai certificati con una prognosi superiore ai tre giorni per i lavoratori dipendenti del settore privato, con uomini e donne in egual misura circa. ”Si tratta comunque di un dato sottostimato – spiega Bruno Palmas, vicesegretario nazionale della Fimg-Federazione italiana di medicina generale – Non sono infatti comprese le assenze di 1-2 giorni, per cui non è obbligatorio il documento del medico,
visto che i costi sono in carico al datore di lavoro”. Nonostante il baccano e le polemiche degli ultimi giorni per il caso Alitalia, i medici si difendono dicendo che hanno sempre cercato di non avere la ‘penna facile’ nel compilare i certificati. ”La visita è necessaria e imprescindibile – prosegue Palmas – per assicurare un’anamnesi corretta. Il certificato deve essere dunque rilasciato in presenza dell’assistito, sulla base di quanto visto e accertato dal medico”. Quindi niente certificati per telefono. ”Se poi capita di doverne rilasciare uno solo con quanto riferito dal paziente – obietta Palmas -, con cui comunque c’è uno stretto rapporto fiduciario, il medico allora lo deve scrivere”.
Pur con tutte le visite, la compilazione del certificato impegna il medico per il 5-10% della sua giornata lavorativa. ”Il problema riguarda le prime giornate di malattia – continua Palmas – I cittadini arrivano dal medico di medicina generale già dopo la comparsa dei sintomi – continua – quando è quindi
più difficile fare una diagnosi. Per le assenze fino a due giorni sarebbe quindi opportuno dare la possibilità dell’autocertificazione. Solo in questo modo si può eliminare il problema dell’assenteismo, che è comunque diminuito negli anni”. Checché se ne possa pensare, gli italiani, secondo la Fimg, non sono più degli scansafatiche alla ricerca di escamotage per saltare il lavoro. ”Probabilmente a causa della precarietà e dell’incertezza di molti posti di lavoro – osserva Palmas – è invalso nella coscienza comune un atteggiamento più
responsabile, quasi di autolimitazione, per evitare il protrarsi dell’assenza”. Certo è che rimane sempre qualcuno che tenta di fare il furbo, soprattutto a ridosso delle vacanze, per guadagnare qualche giorno di riposo. ”In questi casi – conclude il vicesegretario Fimg – il medico ha il compito di spiegare che non è un comportamento corretto e giusto. Ma devo dire che si tratta di casi sempre più sporadici”.