edizione Nazionale
Alitalia: Bonomi, su Malpensa il nodo resta la ripartizione del traffico
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 12:05 nella categoria Territori

Il principale nodo che soffoca lo sviluppo di Malpensa è ancora la ripartizione del traffico tra l’hub del varesotto e l’aeroporto milanese di Linate. Lo ha affermato il neo presidente di Alitalia Giuseppe Bonomi che, nella sua veste di presidente della Sea inaugurò Malpensa 2000 quattro anni fa. ‘I presupposti – ha detto Bonomi – non sono molto cambiati: io non ho una ricetta ma è chiaro che occorre una diversa ripartizione del traffico. Non si discute dei volumi di Linate – ha aggiunto – possono rimanere uguali come sono adesso o addirittura essere incrementati. Quello che è penalizzante per l’Italia è che su Linate vi sia una tipologia di traffico che consente ai nostri competitori di drenare passeggeri in direzione dei loro hub europei. In questo modo la presenza di
Alitalia su Malpensa non potrà mai essere una presenza sufficiente per sviluppare l’aeroporto varesino come hub”. Bonomi ha ricordato che l’ultimo decreto, il quarto sulla divisione del traffico, doveva essere ”un modello sperimentale, non è stato invece mai verificato e sarebbe urgente farlo”.
”Il vero scoglio non è a Roma, ma a Milano e in Lombardia dove non si hanno le idee chiare”. Nel convegno organizzato dalla Cisl e al quale hanno preso parte anche il presidente di Sea Giorgio Fossa, amministratori locali e altri addetti ai lavori, si è parlato anche del nuovo hangar in costruzione a Malpensa per il quale però già si registrano diversi ricorsi al Tar degli ambientalisti e dei
Comuni intorno al sedime aeroportuale. ”L’hangar che Sea sta costruendo – ha detto Bonomi – vedrà una presenza seria di Alitalia nel settore della manutenzione leggera ed è una precisa indicazione di quanto Alitalia ritenga
strategico il proprio posizionamento su Malpensa. Rispetto a quest’opera siamo pronti a concordare con Sea forma di societarizzazione con soggetti terzi”. Bonomi ha anche confermato che Alitalia porterà a Malpensa una base di assistenti al volo. ”E’ una decisione – ha detto – che non è di oggi e non è del nuovo cda che si è insediato il 16 maggio. Nello scenario del documento di programmazione di Alitalia c’è la strategia del posizionamento operativo di una base di assistenti di volo a Malpensa”. Bonomi ha poi accennato alla necessità di un nuovo piano strategico della compagnia: ”Per fare impresa – ha detto –
occorre un piano industriale. Ma è altrettanto evidente e va detto con assoluta fermezza che occorre anche un piano di riduzione complessiva dei costi”.
Da parte sua il presidente di Sea Fossa ha affermato che, i problemi più grossi sono quelli delle infrastrutture. ”Dall’ apertura di Malpensa – ha affermato – non è stato costruito un chilometro di strada nè un metro di binario in più verso l’ aeroporto”. Fossa, che ha ricordato il centenario dell’aviazione, ha messo in luce le enormi difficoltà degli amministratori di Malpensa a districarsi tra i ricorsi degli ambientalisti, la crisi del settore aereo e le lacune del sistema infrastrutturale. ”non si capisce, per esempio, il ricorso al Tar contro un hangar che non inquina e crea posti di lavoro così come è difficile comprendere dove sia bloccato il completamento dell’aerostazione e quello del terzo satellite. Tutte opere necessarie, insieme alla terza pista che ci interessa per lavorare meglio e per migliorare il rapporto con il territorio”. I problemi delle rotte e quelli dell’ambiente sono riemersi per bocca del presidente dei comitati dell’ovest Ticino Gianpietro Franchini che ha rilevato come il ricorso al Tar contro l’hangar voglia riproporre la lotta dei cittadini dei comuni piemontesi contro ogni forma di aumento del traffico a
Malpensa. ”Alitalia – ha detto da parte sua Dario Balotta, segretario generale della Fit-Cisl che ha organizzato il convegno – è stretta in una morsa tra Fiumicino e Parigi. E oggi le condizioni operative di Fiumicino sono migliori di quelle di Malpensa”. Secondo il sindacalista è tuttavia indispensabile che ”i 3.000 miliardi dei contribuenti spesi per Malpensa diano risultati migliori degli attuali che sono modesti sia per l’occupazione sia per il reddito prodotto. Chi ne ha la responsabilità – ha concluso – deve lavorare per trovare le forme possibili di sviluppo a questo aeroporto”.