edizione Nazionale
Fondazione Curella-Diste, turismo culturale in crescita in Sicilia
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 10:10 nella categoria Territori

Più del 40% del movimento turistico registrato negli esercizi ricettivi siciliani, negli anni passati, è stato legato direttamente o indirettamente alla fruizione dei beni culturali. In particolare, nel solo 2001, il numero dei pernottamenti nell’isola ha superato i 13 milioni 730 mila visitatori. Di questi, circa la metà, appartengono proprio al turismo “culturale”. È questo il dato saliente contenuto in una ricerca, “Le potenzialità del turismo culturale in Sicilia”, presentata ieri mattina a Milano e realizzata da Fondazione Curella e Diste, in collaborazione con il Touring Club Italiano (TCI). Secondo i dati di una catalogazione ancora non definitiva, e quindi correggibile al rialzo, esistono nell’isola ben 152 collezioni naturalistiche, 12.300 edifici di interesse architettonico nei centri urbani, 1950 siti archeologici, più di 212 mila reperti in collezioni archeologiche. Ed ancora, più di 83 mila beni etnoantropologici, circa 48 mila beni storico-artistici, 950 biblioteche e 390 archivi comunali, di cui 73 di interesse storico. Riguardo, poi, alla rilevanza turistica attribuita a tali beni si evidenzia che, nell’isola, è concentrato il 12% circa dei beni culturali nazionali contrassegnati con tre e quattro stelle nella guida del TCI. Inoltre, la Sicilia ospita il 9% dell’intero patrimonio nazionale. Percentuale che sale al 30% se si considerano i soli beni archeologici. Ma non è tutto. Nell’isola è presente, infatti, anche il 27,9% dei musei del Mezzogiorno (il 6,2% di quelli italiani) che conservano il 24,6% del materiale raccolto dai musei meridionali.
Le percentuali scendono, invece, se si prende in considerazione il settore della ricettività. All’inizio del 2002, infatti, la Sicilia contava 879 strutture alberghiere, ossia il 2,6% del complesso nazionale ed una quota pari al 16% dell’intera ripartizione Sud-Isole. Di questi, solo 4 appartengono alla categoria 5 stelle ed altri 86 a quella 4 stelle, mentre la presenza più consistente si rileva nelle categorie 3 e 2 stelle. I primi, comprensivi delle residenze turistiche, sono 357 unità e rappresentano quasi il 41% delle strutture siciliane, i secondi 247 sono pari al 28%. Ancora relativamente elevato risulta l’insieme delle strutture che offrono un livello minimo di comfort: gli alberghi ad una stella costituiscono, infatti, il 21% del complesso. Nell’ultimo decennio si può, tuttavia, osservare una crescita delle strutture medio-alte a scapito di quelle meno prestigiose. Ne è dimostrazione l’incremento registrato dalle strutture 4 stelle sia in termini di numerosità (+87%) che in termini di posti letto disponibili (+92%) tra il 1991 ed il 2002. Incrementi registrati anche nelle strutture a 3 stelle. In complesso, volendo effettuare un confronto a trent’anni di distanza, nel 1971 gli alberghi risultavano 36 in più, mentre i posti letto erano meno della metà. Ciò corrisponde ad un aumento dei posti letto per albergo: erano 33 nel ’71 si è arrivati a 94 nel 2002. Fra l’altro, si assiste ad uno spostamento dell’offerta in posti letto verso le province più a Sud. Basti pensare alla provincia di Agrigento, la cui consistenza sul complessivo dato regionale è passata dal 5,8% del 1971 al 9,7% del 2002, mentre Ragusa in pari tempo è passata dal 2,8% al 4,1% a scapito di città come Palermo o Catania. Dalle grandi potenzialità, ma non valorizzata, Enna dove l’attività turistica resta limitata a tal punto da collocare l’area ai margini degli indici turistici tra le province. Alta permanenza media per i turisti a Messina con 3,8 giornate in albergo, contro le 3,4 per i connazionali e le 4,3 per gli stranieri. Segue, come numero di esercizi alberghieri Palermo con 164 strutture, pari al 18,7% dell’offerta turistica regionale. Tuttavia, rispetto al 2000 si osserva una dinamica in deterioramento. Crescono, infatti, gli arrivi degli stranieri (+1%) ma si riducono gli arrivi dei connazionali (-2,5%); anche le presenze subiscono un decremento maggiore per la componente dei turisti italiani (-6,5%) rispetto a quella dei clienti stranieri (-1,7%). In calo anche Siracusa che, nel 2001, non è riuscita a raggiungere il milione di presenze, a differenza di quanto era accaduto nei due anni precedenti. Turismo da “baglio” per Trapani, dove, nonostante la piccola dimensione degli hotel e il limitato complesso extralberghiero, la domanda nel 2001 ha toccato le oltre 990 mila presenze. Più in generale, il turismo siciliano ha prodotto, nel 2000 qualcosa come 1.822,5 milioni di euro, pari al 4,7% del valore aggiunto del settore turistico nazionale, con un’incidenza percentuale sul totale del pil prodotto dall’intera economia pari al 3%. In particolare le province di Palermo, Agrigento, Messina e Trapani contribuiscono per oltre il 3% del pil prodotto dall’intera economia provinciale. Se invece si considera la composizione percentuale del settore turistico, allora alle prime posizioni si trovano le mete turistiche di punta del nostro Paese, come Roma e Milano, mentre le province siciliane mostrano ancora un peso percentuale decisamente ridotto. Soltanto la provincia di Palermo supera l’1% posizionandosi al 19° posto, seguita da Messina al 43° e Catania al 46°. Le restanti province si posizionano nella fascia bassa della graduatoria con valori inferiori allo 0,5%.
Resta, comunque, il fatto che il 38% dell’offerta culturale siciliana risulta, nel 2000, essere stata composta da Beni Archeologici: solo il Lazio, su scala nazionale ha un’offerta superiore di siti archeologici. Inoltre, il 25% del Patrimonio Culturale regionale è formato da chiese, santuari, monasteri e abbazie; seguono i Beni di interesse storico-artistico con il 22%, ovvero musei, gallerie, pinacoteche, castelli e dimore storiche; i Beni Ambientali e i Musei di Storia Naturale risultano il 9%, mentre solo il 6% è costituito da Musei Folcloristici e delle tradizioni popolari. Risorse che risultano distribuite in tutto il territorio anche se, a fare da apripista, è la città di Palermo e la sua provincia con il 26% dei Beni Culturali presenti nell’isola. Seguono, Catania e Trapani (13%), Messina (12%), Siracusa (11%), Agrigento (8%) e le province di Enna e Caltanissetta con il 5%. Da sottolineare l’exploit di Trapani che dal 2000 al 2001 ha visto passare il numero dei visitatori da 555.315 a 695.372
“Un patrimonio immenso che tutto il modo ci invidia ma che deve essere messo a reddito”, dice l’economista Pietro Busetta, Presidente della Fondazione Curella e coordinatore della ricerca insieme al Prof. Roberto Ruozi, Presidente del Touring Club Italiano. “Alcune volte”, continua Busetta, “utilizzato per un turismo mordi e fuggi come nella provincia di Enna; altre volte difficilmente raggiungibile se non dopo parecchie ore di treno o di automobile come tutta la provincia di Agrigento. E’ necessaria una vera politica turistica che prevede una buona infrastrutturazione, una buona offerta di contorno in termini di divertimenti e di accoglienza complessiva”. Un quadro variegato, quindi, ma all’interno del quale predomina la costante del turismo culturale, vera e propria esternalità economico-produttiva conseguente alle attività di conservazione e valorizzazione sul bene culturale. Non è un caso, d’altronde, se, in tutta Italia, il turismo culturale nuove un giro d’affari che sfiora i 21 miliardi di euro, ossia pari al 26% del fatturato complessivo dell’industria del turismo e se, in termini di presenza, ha un peso pari al 23% di tutti i turisti mentre, in termini di fatturato vale il 26% del fatturato complessivo generato da tutti i turisti. D’altronde, secondo il “libro bianco” del Touring Club Italiano, in Italia vi sono: 95 mila chiese (un terzo delle quali di rilevante pregio storico artistico); 1.500 conventi; 20 mila centro storici (mille dei quali definiti di “eccezionale qualità”); 40 mila fra rocche e castelli; 30 mila dimore storiche con almeno 4 mila giardini e oltre 30 mila archivi e migliaia di biblioteche. Inoltre, un indicatore, seppure indiretto, del pregio del nostro patrimonio culturale è quello dei siti dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità: 34 quelli italiani, contro i 25 della Francia, i 22 della Spagna, i 20 della Germania, i 18 del Regno Unito. Una risorsa straordinaria, come conferma anche uno studio dell’Istituto di Economia della Cultura, che stima il valore del patrimonio culturale italiano in circa 500 mila miliardi di euro.