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Federalberghi, con allargamento Ue maggiore concorrenza
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 11:09 nella categoria Territori

”L’allargamento dell’Ue produrrà una maggiore concorrenza turistica”: questo il commento del presidente della Federalberghi-Confturismo, Bernabò Bocca, all’ingresso dei nuovi 10 Paesi nell’Unione Europea. ”Al momento infatti – ha aggiunto Bocca – i flussi che dai 15 Paesi si spostano verso i nuovi 10 entrati lo fanno quasi esclusivamente per motivi di vacanza, mentre quelli provenienti
dai 10 sono costituiti per lo piu’ da cittadini in cerca di lavoro”. Questo, secondo Bocca, impone all’Italia un’azione di marketing ben precisa, volta a rafforzare l’immagine turistica del nostro Paese, per emergere all’interno di un’offerta di ben 25 nazioni, ed imporre altresì all’Europa il varo di norme
volte a ridurre la disparità di trattamento sia sul fronte del costo del lavoro sia del regime fiscale. Due voci che, secondo il presidente di Federalberghi, ”ci vedono fortemente penalizzati”. ”Nell’attuale Unione Europea a 15 Paesi – ha proseguito – è il regime dell’Iva nell’ospitalità a destare le maggiori
preoccupazioni, arrivando in alcuni casi a determinare una sostanziale differenza a forte svantaggio per l’Italia”. A questo proposito, infatti, mentre gli alberghi italiani sono sottoposti ad una iva del 10%, le strutture ricettive di Paesi nostri diretti concorrenti sul mercato internazionale, scontano il 5,5% in Francia, il 7% in Spagna, il 6% in Portogallo, l’8%
in Grecia, il 6% nei Paesi Bassi. Piccole grandi differenze che incidono nelle tariffe e influenzano le scelte turistiche di consistenti flussi di persone.
”Con l’arrivo dei nuovi 10 Paesi – ha poi evidenziato il presidente di Federalberghi – la situazione per l’Italia si farà ancora più difficile”. ”Nazioni quali la Cechia, Malta e Cipro – ha aggiunto – applicano una aliquota Iva addirittura del 5%, la metà della nostra”. ”La destinazione turistica Europa, insomma, si arricchirà di nuove proposte senza però eliminare preventivamente quelle disparità competitive che potrebbero trasformarsi in motivi di divisione invece che di unione”.