edizione Nazionale
Torna a crescere la voglia di campeggio
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 11:15 nella categoria Territori

Crescono le prenotazioni nel settore del turismo open air e si profila per il 2004, con un lieve recupero della domanda nell’ordine del 2 per cento, pari a 140 mila ospiti in più, ed un contenuto aumento delle presenze (+1,8% pari a 2 milioni circa di presenze). I dati, complessivamente incoraggianti, sono di Faita-federcamping. Si conferma il dato negativo dell’incoming proveniente al
Nord Europa ed in particolare dalla Germania che rappresenta il 40% circa del mercato del turismo all’aria aperta con un ulteriore flessione intorno al 3%. Questo decremento dovrebbe essere contrastato da una crescita degli ospiti italiani all’interno delle strutture (+5%). Un ruolo determinante nell’andamento del settore è giocato dai fattori meteorologici che non hanno fatto registrare nei mesi di maggio e giugno un buon andamento per ospiti e presenze. Sono circa il 50% del totale le strutture che si sono dotate di servizi di ospitalità in grado di far fronte a condizioni meteorologiche avverse; risultano in crescita di circa il 10% le quote di posti letto offerti in bungalows o case mobili sul
totale degli 1,3 milioni di posti letto per giorno che rappresentano nel complesso l’offerta open air italiana. Queste tipologie hanno raggiunto circa un terzo dell’insieme. Quanto alle destinazioni, la stragrande maggioranza dei
turisti all’aria aperta sceglie i campeggi in località marittime (70% del totale), della parte restante circa il 20% utilizza i campeggi di montagna. E’ in lieve crescita la previsione di ospiti dotati di veicoli ricreazionali (camper, caravan, roulottes) provenienti soprattutto dall’estero. Un recupero delle quote di mercato perse nel 2003 dovrebbe venire da regioni leader dell’open air quali il Veneto e l’Emilia Romagna. Se le regioni del Mezzogiorno confermeranno i dati positivi registrati nel 2003, la domanda di settore potrebbe risultare in netto recupero rispetto ai trend negativi degli anni precedenti. Nel complesso le 2370 aziende turistico ricettive all’aria aperta italiane registrano un fatturato pari a 2,5 miliardi di euro, impegnando complessivamente circa 43 mila addetti. La clientela tipica è rappresentata da nuclei familiari di quattro persone con una permanenza media di cinque giorni per gli ospiti italiani e di 11 giorni per gli stranieri. La spesa media pro capite dovrebbe attestarsi a circa 43 euro al giorno in seguito alla flessione nella richiesta dei servizi aggiuntivi di intrattenimento. Nell’ultimo ventennio, poi, gli ospiti delle strutture open air hanno cambiato radicalmente le loro abitudini di fruizione: agli utenti tradizionali, si sono sostituiti, negli anni Ottanta e Novanta, i proprietari di caravan, camper e roulottes. Questo segmento ha rappresentato circa il 50% del mercato negli anni
descritti. Più recentemente si è assistito ad una crescita continua della domanda di case mobili e bungalows. Questo dato risulta dimensionato nella fase attuale per circa un terzo della domanda complessiva. La tendenza ha portato molte aziende a ristrutturarsi e da una recente indagine è risultato che un
quarto delle aziende che operano in Italia sono aperte tutto l’anno. Questo servizio è possibile perché le strutture dispongono di modalità di accoglienza (case mobili e bungalows) che garantiscono confort in qualsiasi stagione. Inoltre, è costante la crescita del numero di aziende che si dotano di servizi di intrattenimento e sportivi. In particolare, al primo posto figurano le piscine e i campi da tennis, seguiti dalle scuole di vela e dai diving club.
Infine, il rinvio al 30 ottobre per l’applicazione del decreto sull’aumento dei canoni demaniali marittimi sembra scongiurare – affermano alla Faita Federcampig – un ulteriore danno per il settore turistico ed in particolare per i campeggi.
Maurizio Vianello, presidente di Faita FederCamping, ha accolto positivamente la notizia del rinvio, precisando, tuttavia, che non è questa la soluzione del problema. ”L’annunciata costituzione del tavolo interistituzionale per la
razionalizzazione della materia – ha osservato – non basta a rassicurare gli imprenditori che il problema verrà effettivamente risolto”.