edizione Nazionale
“Italian Style of life” vincente in Asia
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 10:12 nella categoria Territori

Crescita a due cifre in Giappone, Hong Kong, Singapore. Presenza sempre più consistente in molti settori dell’emergente mercato cinese. Il made in Italy di
fascia alta, quello della moda e dei gioielli, del design e dell’accessorio griffato, vola sui mercati dell’Oriente: +21,5% in Giappone, +56,2% ad Hong Kong, +55,1% a Singapore e un apprezzamento sempre crescente fra i ‘nuovi ricchi’ di Pechino e Shanghai. Cifre fornite nel corso del convegno ‘L’esperienza dell’eccellenza in Asia’, organizzato da Altagamma e Camera di
Commercio di Roma, cui ha partecipato, oltre a nomi di prestigio dell’industria lusso italiano come Leonardo Ferragamo, Paolo Zegna, Francesco Trapani e Diego Della Valle, anche il presidente di Confindustria e di Fiat Luca Cordero di
Montezemolo. Proprio Montezemolo, portando il suo saluto agli industriali del made in Italy del lusso, ha sottolineato come i mercati del Far East rappresentino ”una grande opportunità” per i prodotti italiani e come Confindustria abbia allo studio ”un grande progetto trasversale, che va dal settore del turismo a quello dei gioielli, da quello della moda a quello dell’arredamento”, per rilanciare e sostenere non solo i prodotti ma l’intera immagine italiana in Asia. Un progetto per diffondere ”l’Italian style of life”, che porterà in viale dell’Astronomia gli alfieri del lusso italiano nel mondo. Di fronte ad una platea che radunava alcuni fra i più illustri nomi e brand della moda e della gioielleria italiana, Montezemolo non ha però perso l’occasione per rimarcare le difficoltà che da troppo tempo il sistema industriale italiano si trova ad affrontare sul mercati esteri: promozione insufficiente del sistema Paese, eccesso di burocrazia, scarsa lotta alla contraffazione, poco coordinamento fra politica estera e politica commerciale. ”Già nel ’76 – ha ricordato – quando andai per la prima volta in Cina con Umberto AGnelli, Francia e Germania mandavano delegazioni ufficiali in quel Paese. Un istituto come Deutsche Bank era già presente. Oggi, in Italia, non vorrei che, per reperire soldi, si tagliassero gli investimenti sul made in Italy nel mondo, sull’export e sulla promozione. Così come non vorrei più sentire parlare nel 2004 di dazi. Vorrei invece maggiori controlli alle dogane e
alle frontiere, un maggiore impegno contro la contraffazione, più investimenti nel controllo del made in Italy. Vorrei invece – ha aggiunto – maggiore attrazione di cervelli da parte delle università italiane”. Una capacità di attrazione che, secondo il leader degli industriali, dovrebbe conquistare anche il settore del turismo, che nel nostro Paese è in grado di garantire un’offerta differenziata e di altissimo livello. Per queste ragioni, secondo Montezemolo, gli industriali devono ”pretendere una politica estera coordinata con la politica commerciale”, perché è meglio ”qualche missione e viaggio inutile in meno e qualche iniziativa ben preparata in più. Una strategia coordinata fra imprese, associazione e istituzioni condivisa anche dal presidente della Camera di Commercio di Roma Andrea Mondello, che ha sottolineato come la sola creatività imprenditoriale non può più bastare. ”Il concetto di made in Italia – ha detto infatti Mondello – deve essere sempre più riconducibile a produzioni all’avanguardia. Le nostre aziende devono continuare a creare prodotti in grado
di coniugare qualità ed innovazione tecnologica. La naturale propensione delle nostre imprese alla ricerca e alla creatività deve essere trasformata in una vera e propria strategia per la competitività”.