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Trasporto aereo, traffico congestionato negli Usa
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 10:46 nella categoria Territori

Gli Stati Uniti si preparano a vivere una stagione forse senza precedenti di ritardi nei voli e di tabelloni elettronici impazziti negli aeroporti. Si profila infatti la peggiore estate dei traporti aerei da quella del 2000, quando quasi un volo su quattro decollò o atterrò in ritardo, secondo i dati dell’Amministrazione dei Trasporti statunitense. Sulle previsioni pesa l’aumento nel traffico che, dopo anni di recessione seguiti agli attacchi terroristici
dell’11 Settembre 2001, che innescarono una ‘paura di volare’, pare tornato sui livelli 2000. Cinque anni or sono, nel 1999, i passeggeri su voli Usa furono 636 milioni e nel 2000 666 milioni. Poi, il calo: 621 nel 2001, 613 nel 2002, 647 -già in risalita- nel 2003. Nel primo trimestre di quest’anno, i passeggeri sono stati 144 milioni: se il dato fosse costante, saremmo oltre il 2000. Nello stesso periodo, la percentuale di aerei in ritardo all’arrivo è passata da 20,85% nel 1999 a 23,86% nel 2000, l’anno record e, nel contempo, non a caso, l’anno nero. Poi è scesa (con il minimo di 16.30% l’anno scorso), per risalire
quest’anno al 19,25% finora (ma l’estate può peggiorare la situazione, con meno gente al lavoro e più gente a volare). Un aereo è considerato in ritardo quando decolla o atterra 15 minuti dopo l’orario previsto. Le percentuali rivelano che c’è una correlazione tra numero di passeggeri e ritardi: i picchi di traffico estivi, uniti a fenomeni atmosferici come i temporali, sono, a giudizio degli esperti americani, le principali cause del traffico aereo in tilt. C’è chi teme mesi di costanti ritardi nei cieli americani: ”Gli aerei saranno sempre più pieni, gli aeroporti sempre più affollati, con lunghe file ai controlli di sicurezza – prevede David Swierenga, un economista dei trasporti aerei- Quest’anno raggiungeremo il record 2000 di 666 milioni di persone in viaggio”.
Una storia già vissuta. Nulla di nuovo per i passeggeri che stanno preparando i bagagli e per quelli già in fila al check-in: ”Gli aerei sono stipati e il servizio ne risente”, dice Kenn Cahill, partito da Asheville, Carolina del Nord, e in transito per l’aeroporto nazionale Reagan di Washington. Piano piano si è tornati a volare. Per motivi economici, perché i voli costano meno che in passato, e di sicurezza, nonostante l’ansia del terrorismo, l’aereo sta tornando nelle grazie della gente. Ma il piacere di volare e di raggiungere l’altra parte del mondo in poche ore ha la sua contropartita. Il tempo di attesa ai check-in, ai controlli di sicurezza o bloccati sulla pista per un temporale che imperversa, spesso è superiore a quello trascorso in volo. A maggio la percentuale dei voli in ritardo all’arrivo è aumentata del 27% rispetto allo stesso periodo del 2003, invertendo la tendenza al miglioramento registrata dal 2000. Il dipartimento dei trasporti ha registrato che un volo su cinque è arrivato in ritardo di almeno 15 minuti e un quarto di questi era in ritardo di oltre un’ora. Da quando le compagnie aeree hanno deciso di soddisfare la richiesta di più voli diretti, rimpiazzando su alcune tratte i velivoli più grandi con jet più piccoli, il risultato è un numero maggiore di aerei in volo per trasportare lo stesso numero di persone. Per fare fronte all’emergenza, la Federal Aviation Authority ha preso qualche misura: nuovi software permettono ai piloti di ottimizzare le rotte e ai controllori di conoscere la direzione di un temporale in modo da riprogrammare il percorso piuttosto che ritardare la partenza di un aereo. Inoltre, il dipartimento dei trasporti ha negoziato una riduzione di voli del 7,5%, dalle 12.00 alle 20.00, con la United e la American Airlines sull’aeroporto O’Hare di Chicago, uno dei più frequentati degli Stati Uniti e uno di quelli che più incide sui ritardi per la sua posizione centrale.