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Alitalia: Jarach, il prestito-ponte è solo un palliativo
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 09:57 nella categoria Territori

Il prestito-ponte per l’Alitalia, al quale oggi la Commissione Ue ha dato il suo via libera, ”contiene al suo interno alcuni significativi aspetti che dovrebbero frenare i trionfalismi del management del vettore in primo luogo”. E’ quanto osserva il docente di marketing del trasporto aereo alla Bocconi, David Jarach, secondo cui, tanto per cominciare, ”si tratta di un prestito e non di un sussidio”. Ciò significa, sottolinea il docente, ”che la somma,
verosimilmente intorno ai 400 milioni di euro, dovrà essere restituita al più tardi entro 12 mesi”. Tuttavia ”resta più di una perplessità su come un’impresa che brucia liquidità alla straordinaria velocità di 1000 euro al minuto possa adempiere a tale obbligo, fermo restando che gli effetti di un’ipotizzabile ristrutturazione aziendale si farebbero sentire sicuramente dopo un arco di tempo superiore ad un esercizio”. Del resto, continua Jarach, ”è la stessa decisione della Commissione che indica in tale ristrutturazione un passaggio ormai indispensabile e che inevitabilmente prevedrà un’Alitalia più piccola e, dunque, tagli agli organici. Se questo è vero, ciò significa che giungerà a termine l’innaturale concertazione azienda-sindacati”. A giudizio dell’accademico ”Alitalia cercherà di posticipare a dopo le ferie estive l’esatta enucleazione del numero degli esuberi, al fine di preservare il periodo dell’anno in cui tradizionalmente la redditività è positiva per ogni vettore. Tuttavia, la presentazione del piano, prevista per fine luglio, e una possibile fuoriuscita di informazioni dalla Magliana, non nuova a questi comportamenti, potrebbero nuovamente esacerbare la situazione di conflittualità aziendale, portando anche a clamorose forme di protesta”. Un’altra incognita, secondo Jarach, è rappresentata dai potenziali nuoci soci di Alitalia. ”Nelle scorse settimane – ricorda – l’attuale top management si è speso in proclami a favore di un forte interesse da parte di alcuni gruppi industriali, tra i quali, a ben vedere, si annovera anche lo Stato italiano: come è il caso di Fintecna. In questo senso, penso che il Governo in primo luogo dovrà vigilare sulle reali
tipologie di futuri investitori che potrebbero entrare in Alitalia, al fine di evitare sanzioni da Bruxelles per ‘aiuti di stato”’. In ogni caso ”la privatizzazione, per potere essere reale e produrre i suoi effetti in termini di cambiamento anche gestionale, dovrà prima attendere un risanamento dei conti del
vettore. Una condizione che, anche alla luce dell’odierna concessione del prestito-ponte, Alitalia non può purtroppo permettersi di accettare. In conclusione, dunque, la liquidità che Bruxelles ha acconsentito di versare nelle casse del vettore italiano appare solo un palliativo, non in grado di incidere in alcun modo sulla condizione prefallimentare del nostro vettore. Prova ne è che lo stesso strumento fu erogato a favore di Sabena, poi defunta”.