edizione Nazionale
Italia in ritardo sul mercato cinese
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 11:09 nella categoria Territori

E’ definito da tempo il mercato del futuro, tutti ne parlano e tutti lo vogliono, ma di fatto l’Italia ha fatto sin qui molto meno degli altri su quell’enorme bacino di utenti che è la Cina. E così la tanto sbandierata
invasione di turisti cinesi in Italia potrebbe non essere l”Eldorado’ del turismo nostrano che e’ stato dipinto. Intanto per il problema dei collegamenti aerei: la Lufthansa, per esempio, ha 35 voli la settimana, mentre tra Cina e Italia ce ne sono 5, gestiti dalla China Airlines, e non si sa se Alitalia
riuscirà ad aprire nel 2005 la rotta prevista per Pechino. E poi perché gli altri paesi europei si sono preparati da tempo per rispondere alle esigenze dei circa 300 tour operator cinesi oggi accreditati per organizzare il turismo all’estero. Ma per conquistare una fetta di questo importantissimo mercato, dicono Federturismo (alberghi), Fiavet (agenzie viaggio) e Astoi (tour operator), occorronno molte condizioni: da una politica nazionale di investimenti promozionali in Cina alla formazione del personale, dall’adeguamento degli alberghi a quello della ristorazione. Perché i cinesi sono turisti non facili, che comunicano solo nella loro lingua, con una serie di esigenze precise su alberghi, cucina, accompagnatori. Lo sa bene Gianfranco Vitali, titolare della Larus Viaggi, tour operator di Comacchio specializzato nei servizi a terra. Vitali, che da nove anni ha un ufficio a Mosca, ha aperto un anno e mezzo fa una sede anche a Shanghai ”perché – dice – senza un ufficio sul posto è impossibile lavorare. La concorrenza è spietata. C’è un tour
operator di Londra, Gulliver, che porta in Europa il 60% dei cinesi e lavorando su grandi numeri riesce a comprare alberghi a 4 stelle a 35 euro a persona”.
I turisti cinesi vogliono infatti alberghi belli e comodi, ma per risparmiare accettano anche quelli periferici. Il tasto dolente è proprio il verbo risparmiare: Vitali, che fornisce bus, alberghi e guide in tutta Europa, dalle agenzie cinesi (ancora tutte statali) con cui tratta, riceve sempre la stessa
richiesta: spendere poco.”I cinesi che viaggiano per affari – spiega – hanno più disponibilità economica perché paga l’azienda, ma i turisti veri chiedono servizi a prezzi bassi. Per una settimana spendono mille euro (viaggio compreso), che salgono a 1.500 per dieci giorni”. I turisti cinesi che la Larus Viaggi prende in carico negli aeroporti di Francoforte, Monaco, Parigi, Amsterdam, Milano, fanno tour molto impegnativi, sempre in pullmann – racconta
Vitali – Vogliono vedere l’Italia in tre giorni, toccando Milano, Venezia, Firenze e Roma. Chiedono di essere sempre accompagnati da una persona che parli la loro lingua e vogliono cucina cinese. Durante il tour accettano una sola cena tipica. Non è vero che sono appassionati di storia e di cultura. Non si soffermano nei musei e vogliono vedere i monumenti per fare le foto. Amano invece lo shopping, ma soprattutto negli outlet per comprare capi firmati spendendo meno”. In questo scenario, che ci vede ancora in ritardo, sta parzialmente correndo ai ripari la Regione Liguria, che si appresta a inserire sul suo sito internet dedicato al turismo, informazioni in cinese.