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Federalberghi, missione in Cina a cacia di clienti
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 11:59 nella categoria Territori

Gli albergatori italiani cercano nuovi clienti e per questo una delegazione composta da 150 di loro e guidata dal presidente della Federalberghi, Bernabò
Bocca, è arrivata a Shangai in occasione del ‘Cina International Travel Market’. ”Con l’euro tutta l’Europa si è impoverita – dice Mariella Rossi, proprietaria di un hotel di 50 camere a Santa Fiora (Grosseto) – e noi dobbiamo cercare nuovi mercati. Siamo qui per conoscerli e capire le loro esigenze ma è chiaro che i cinesi hanno già delle mete precise in testa: da Milano a Venezia, da Roma alla Toscana”. Anche a Capri la crisi si è fatta sentire: Massimo Coppola, proprietario dell’Hotel San Michele, lamenta un calo turistico, rispetto all’anno scorso, del 6-7%. ”Essendovi la crisi – spiega – cerchiamo di rimpiazzare le assenze con i nuovi mercati. I russi, per esempio, hanno popolato molti alberghi a cinque stelle, soprattutto i centri-benessere”. ”Questa è un’occasione – afferma Vincenzo Di Martino, responsabile commerciale dell’Hotel Palatino, a Roma – per conoscerci. Quello cinese è un mercato da coltivare e, anche se non sara’ il core business del settore nei prossimi mesi, lo diventerà negli anni a venire”. Secondo il presidente della Camera di Commercio italiana in Cina, Davide Cucino, in questo paese ”vi sono grandi possibilità ma bisogna lavorare in modo sinergico con gli operatori cinesi che conoscono bene le esigenze di questi turisti. Alcuni paesi europei si sono mossi prima di noi, talvolta in modo scorretto, ma l’Italia ha un patrimonio che nessun altro paese può vantare”. Per Cucino, il nostro paese deve però apprezzarsi sul fronte della ricettività: ”A Francoforte e a Monaco – spiega – arrivati all’aeroporto, i cinesi trovano personale di terra cinese che, ovviamente, è in
grado di capirli e guidarli”. Secondo Cucino, infine, molti numeri che vengono riportati sulle ipotesi di turisti cinesi che visiteranno il nostro paese sono fantasiose, ”ma è pur vero – conclude – che circa 200 mila cinesi hanno disponibilità economiche altissime, sono in grado di spendere qualche decina
di migliaia di dollari”.