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Cnel, in ripresa solo città d’arte e crociere
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 09:50 nella categoria Territori

Quest’anno c’è’ stata una certa ripresa del turismo nelle città d’arte, del turismo di crociera e nella nautica da diporto, che hanno anche prodotto notevoli risultati nell’indotto cantieristico e nella portualità turistica. A sostenerlo è il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, nella relazione ‘La politica del settore turistico’. Analizzando l’andamento del settore nel mondo dal ’95 ad oggi – spiega il Cnel – si nota, sia sul fronte degli arrivi che su quello del volume d’affari indotto, che al picco che si è
registrato nel 2000 hanno fatto seguito tre anni di forte calo e di crescita negativa per il 2001 e il 2003. L’Italia non si discosta da questo trend salvo per il fatto che il volume d’affari si è contratto più che il numero degli arrivi, evidenziando una tendenza al risparmio e quindi la scelta di modalità di viaggio, livello di sistemazione e durata della permanenza meno dispendiosi e meno lunghi. Se infatti le spese degli stranieri in Italia nel 2000, secondo dati dell’Ufficio italiano cambi, erano pari a 29.920 milioni di euro, nel 2001 erano scese a 28.977, nel 2002 a 28.207 e nel 2003 a 27.622. Insomma, la congiuntura economica, la svalutazione del dollaro sull’euro e i timori legati alla situazione politica internazionale hanno depresso le capacità attrattive del nostro Paese. Anche l’aumento generalizzato dei prezzi e delle tariffe di questi ultimi anni ha reso più difficile la situazione. Al ristagno e alla diminuzione dei consumi interni e tra questi, ovviamente, anche di quelli
turistici, corrisponde un’analoga caduta della domanda da parte della clientela europea e internazionale, con la sola esclusione della Cina. In ambito europeo, rileva il Cnel, le facilitazioni derivanti dall’ingresso nell’Unione dei nuovi Paesi dell’est costituisce concretamente uno stimolo, ma anche uno stress
competitivo per l’offerta a nostra offerta turistica, che già risente del differente trattamento fiscale nell’ambito dell’Europa e della forte incidenza dell’Irap.
Secondo il Cnel è di fondamentale importanza ridare consistenza a una politica turistica di collaborazione tra le sponde del versante infrastrutturale, dei
trasporti e su quello culturale, per riqualificare l’ipotesi di una vera e propria ‘marca mediterranea’. Anche proposte come la ‘marca Italia’, che certifica la qualità dei prodotti italiani e la ‘carta dei diritti del turista’ vanno in una direzione di innovazione del settore in sintonia con i cambiamenti in atto anche in altri settori. In secondo luogo è necessario affrontare le problematiche riguardanti il quadro istituzionale del settore, dando il giusto
rilievo alla competenza esclusiva delle Regioni senza perdere di vista il necessario coordinamento a livello centrale. Inoltre, il Cnel ricorda che, accanto alle professionalità tradizionali, vi è un emergere continuo di nuove
professionalità : gestori delle risorse turistiche, gli addetti alla erogazione di servizi culturali e ambientali, i programmatori e gli organizzatori di eventi, gli analisti di organizzazione e di gestione, i procacciatori di risorse
finanziarie, gli addetti al marketing e alla comunicazione, i gestori di nuove forme ricettive. Queste competenze sono prevalentemente a carattere manageriale, richiedono una formazione di livello superiore ed è indispensabile – osserva
il Cnel – costruire un efficace collegamento tra il sistema scolastico, anche quello a finalità turistica, la formazione più specialistica e il lavoro vero e proprio. In merito alla riforma dell’Enit, il Cnel sollecita una riforma tempestiva dell’ Ente e sottolinea l’opportunità che nel Cda siano rappresentate le istanze istituzionali, centrali e regionali e delle imprese. Infine, per il rilancio del settore, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro sollecita a superare i condizionamenti derivanti da politiche regionali ”talvolta troppo accentratrici” ma anche, sul versante degli enti locali, a superare ”lo spirito di campanile che può generare conflitto tra comuni della stessa area anzichè ottimizzare le risorse e le conoscenze disponibili”.