edizione Nazionale
Alberghi diffusi, sono i preferiti dal turista di terza generazione
notizia pubblicata 27 Settembre 2006 alle ore 11:18 nella categoria Territori

Ne’ casa ne’ hotel. Per il turista di
terza generazione l’ospitalita’ e’ all’insegna del contatto con
il luogo, meglio se rappresentato da dimore o borghi storici.
Si tratta di una nuova figura di ‘esploratore’ alla ricerca di
esperienze autentiche, di maggiore legame con la cultura locale
e soprattutto di relazioni con la gente. Una risposta a questa
sempre piu’ emergente domanda di turismo e’ data dai cosiddetti
alberghi diffusi: in altre parole, un insieme di abitazioni
storiche o di pregio vicine tra loro ma indipendenti l’una
dall’altra, con gestione unitaria, in grado di offrire uno
spazio comune (una sorta di hall) per gli ospiti e i vari
servizi alberghieri, dalla prima colazione all’assistenza 24 ore
su 24. A descrivere le caratteristiche di questo vero e proprio
modello turistico made in Italy, di cui l’Italia sembra essere
pioniera assoluta, e’ l’indagine pubblicata nel volume ”Il
fenomeno degli alberghi diffusi in Italia”, a cura di Giancarlo
Dall’Ara e Michele Esposto e presentato ieri.
La promozione dell’albergo diffuso nel Paese rappresenta non
solo una importante occasione per il turismo nazionale ma anche,
e’ stato sottolineato, una concreta possibilita’ per recuperare
un patrimonio abitativo abbandonato e per rilanciare la vita e
l’economia dei piccoli centri e borghi della penisola, ricchi di
storia e cultura, di tipicita’ artigianali ed enogastronomiche.
Tanto che di albergo diffuso si comincio’ a parlare negli anni
’80 in Friuli, nel processo di ricostruzione del dopo terremoto.
Negli ultimi anni, ha spiegato Dall’Ara, docente universitario
di Marketing turistico, ”e’ nata una nuova generazione di
turisti, la terza, che ama ‘andare nel locale”’, che si
differenzia dalle precedenti due generazioni caratterizzate
dall’essere poco esigenti e poco amanti delle sorprese. Oggi, ha
continuato, in Italia sono circa 200 i comuni in cui sono state
avviate esperienze di alberghi diffusi, che attualmente sono
circa 120. Secondo i dati statistici riferiti nell’ambito
dell’incontro, si prevede un aumento del 10% annuo della domanda
rivolta a questa tipologia di ospitalita’, ”in controtendenza
rispetto alla stagnazione del settore”. Friuli Venezia Giulia e
Sardegna, ha aggiunto Dall’Ara, ”sono le uniche due regioni ad
averli gia’ classificati come forma di ospitalita’ diversa.
Altre due, Campania e Molise, si avviano a farlo, mentre cinque
regioni (Puglia, Basilicata, Abruzzo, Calabria e Sicilia) li
finanziano”.
Nel volume vengono analizzate le caratteristiche di circa 60
esperienze sviluppate nel Paese, con un’attenzione particolare
su nove casi esemplari in Friuli, Sardegna, Puglia, Abruzzo e
Molise.