L'amore e la speranza prevalgono sulla speranza e su un destino che sembra essere segnato e che simbolicamente dà appuntamento dalle "Ore diciotto in punto". E' questo il titolo del film, ambientato in Sicilia, autoprodotto da un gruppo di artisti e tecnici, amici e simpatizzanti, tutti rigorosamente siciliani, coordinati da Pippo Gigliorosso che della pellicola ha scritto il soggetto e curato la regia.
Una storia delicata, quasi una favola moderna, ambientata in una Sicilia bella e drammatica e comunque vera. Paride, interpretato da Paride Benassai, in un non ben definito ufficio del tempo, quasi una segreteria del destino per rilevare chi si prepara ad affrontare, occasionalmente o volutamente, l'ultimo viaggio. Una storia che dura da tremila anni fino ad un pomeriggio indefinito in cui, alle diciotto in punto, Paride manca l'appuntamento prefissato ed assegnato con Nicola, interpretato da Salvo Piparo, un barbone disilluso e sconfitto che aveva deciso di farla finita con la vita. E qui comincia la favola in cui il bene prevale sul male, e il destino si mostra benevolo con chi vuol orientare il fato verso l'amore, l'amicizia, la gioia di vivere, riuscendo a rappresentare un quadro di vita in una Sicilia diversa da quella abitualmente rappresentata, in tante produzioni più blasonate e forse per questo profumatamente finanziate.
Un film tutto da vedere di cui non raccontiamo il finale, bensì i titoli di coda che scorrono velocemente per elencare tutti i nomi di chi ha contribuito ad autoprodurre la pellicola. Tra questi non c'è la Film Commission, né alcun ministero o organismo appositamente preposto alla valorizzazione degli aspetti turistico culturali, che in questo Paese abbondano. I motivi saranno burocraticamente validi ma poco comprensibili sul piano del buon senso e della funzionalità. Ma la pellicola ipotizza che gli uomini, con i loro comportamenti, possono orientare il destino. E' sufficiente crederci, volerlo e dare appuntamento alle "Ore diciotto in punto".