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Airbnb e Booking in Parlamento: non possiamo essere sostituto imposta
notizia pubblicata 10 Maggio 2017 alle ore 11:40 nella categoria Cronaca

 

Una misura nata per regolamentare gli affitti brevi anche – o soprattutto – dei portali online, ma che rischia di ‘lisciare’ totalmente l’obiettivo. La fantomatica ‘tassa Airbnb’ che, dopo svariati tentativi, ha trovato la sua collocazione nella manovra-bis, non piace quasi a nessuno dei diretti interessati e tanto meno a quei portali che negli ultimi anni hanno portato in Italia milioni di turisti e che ora potrebbero non essere nemmeno toccati dalla nuova normativa.

Facendo il loro esordio in Parlamento davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, Booking.com e la stessa Airbnb hanno rivendicato il loro ruolo di traino del settore turistico, evidenziato la loro trasparenza e regolarità e spiegato soprattutto che, con la nuova forma di tassazione, così come descritta nel decreto del governo, portali come i loro c’entrano poco o nulla.    Il più esplicito a tirarsi indietro è stato Booking, che lo scorso anno ha registrato 7 milioni di prenotazioni di turisti stranieri in Italia. Gli obiettivi di lotta all’evasione “sono condivisibili”, ma quanto previsto “non è concretamente attuabile”. In primo luogo perché quando si prenota tramite la piattaforma, nella maggior parte dei casi gli ospiti pagano “direttamente il proprietario dell’appartamento”. E’ lui “il responsabile della regolarità degli alloggi e degli obblighi fiscali”. Booking non può inoltre agire come sostituto di imposta, perché tale ruolo presuppone una stabile organizzazione che in Italia il portale, con sede in Olanda, non ha.

Linea simile a quella di Airbnb che si è voluta però smarcare dall’equivalenza tra portali online e evasori. Chi opera sul web è per definizione trasparente e tracciabile, “l’oscurità” va ricercata altrove. Il meccanismo del sostituto d’imposta inoltre “rischia di minare l’efficacia della normativa” che va quindi modificata. Una possibilità sarebbe quella di stringere accordi diretti con l’Agenzia delle Entrate e con le amministrazioni locali, come la società fa già all’estero per raccogliere e versare direttamente la tassa di soggiorno.

Linee che non convincono affatto il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia: “venir qui a dirci unilateralmente che non ci sono stabili organizzazioni in Italia lo trovo un po’ arrogante, anche perché vederlo poi ammettere anni dopo e solo a causa delle inchieste non mi sembra il massimo”, sottolinea.

Ma che i maxi-portali web possano essere gli unici a non pagare nemmeno questa volta è il rischio evidenziato anche dalla Fiaip, la Federazione degli agenti immobiliari, secondo cui la norma “ha decisamente sbagliato mira”.

Diversa la posizione di Agostino Ingenito, presidente nazionale di Aigo. “La Tassa Airbnb contenuta nel Dl Manovra sia una concreta occasione per il Parlamento di garantire equità, stanando chi esercita attività abusiva e locazioni senza alcuna autorizzazione. E se appare evidente il tentativo dello Stato di introitare risorse per giustificare i costi della manovrina – sottolinea – appaiono del tutto contorti i sistemi che si intendono adottare. L’imposizione della cedolare secca per le locazioni al di sotto dei 30 giorni e l’obbligo di sostituto di imposta per gli intermediari immobiliari non consentiranno certamente di ottenere maggiori risorse, né di sanzionare o far emergere dal sommerso un mercato del tutto fuori controllo. Servono piuttosto altri e più efficaci provvedimenti – aggiunge Ingenito – tipo una regolamentazione dei sistemi online di prenotazione, superando le ipocrisie di taluni portali che, pur ottenendo milioni di euro di introiti, non intendono sottostare ad alcun obbligo in merito alla responsabilità di promuovere strutture non regolari e con modalità di imposizioni di oneri e costi del servizio reso, in alcuni casi anche superiore al 30% del prezzo di camere ed appartamenti. L’approvazione del Dl senza i necessari correttivi che suggeriamo, rischia di aumentare la deregulation e la confusione nel mercato ricettivo. Chiediamo inoltre – conclude – che le locazioni brevi siano definite categorie ricettive per rispettare gli obblighi della presentazione di una SCIA amministrativa, della notifica delle persone alloggiate, dell’eventuale tassa di soggiorno e delle norme fiscali in merito all’integrazione di reddito assoggettate ai fini Irpef”.