Secondo la previsione tracciata da Euromonitor International e ripresa poi dal World Travel and Tourism Council nella sua analisi sull’overtourism, nel 2020 le prime 20 destinazioni internazionali movimenteranno più turisti che tutte le altre mete del mondo messe insieme. I primi 10 Paesi più visitati (l’Italia è al 5° posto) genereranno flussi aggiuntivi per 70 milioni di arrivi, rispetto allo stesso periodo del 2016. Il nostro Paese, in particolare, secondo le stime toccherà quota 59 milioni, 6 in più rispetto allo scorso anno. Ma l’Italia è pronta ad accoglierli?
Quello del Turismo, come viene ricordato cifre alla mano, è un settore che in Italia conta il 10,3% sul Pil; che dà lavoro a 2,7 milioni di persone; e che potrebbe valere senza troppi sforzi e senza tante chiacchiere il 20%, determinando oltre 5 milioni di occupati.
Purtroppo non tutti si sono accorti della sua importanza strategica, per non dire del suo ruolo fondamentale per l’economia, il lavoro, la crescita e lo sviluppo del Sistema-Paese.
Si pensi che nell’ultima legislatura, la parola turismo è apparsa solo 10 volte negli emendamenti, e sovente in provvedimenti per così dire “laterali”, legati per esempio ai Beni culturali con i quali il turismo non a caso condivide lo stesso Ministero (il che la dice tutta). È rimasta poi memorabile, la scriteriata considerazione che “non si vive di solo turismo”. Ed ecco così spiegata la lunga e mortificante situazione di stallo e di regresso nelle politiche del Turismo italiane (complici l’abolizione del Ministero e la riforma del Titolo V della Costituzione che ha, di fatto, trasferito le competenze alle Regioni).
Che invece sul Turismo si giochi la vera scommessa della rinascita italiana, che dal Turismo occorra necessariamente ricominciare per invertire la rotta e risalire la china (nel 1970 l’Italia era la prima meta internazionale per flussi turistici; oggi è quinta dietro Francia, USA, Spagna e Cina) è un dato che nessuno può più contestare o tralasciare.
È dunque sul Turismo che bisogna lavorare, dandogli giusta centralità e priorità politica costruendo intanto e subito, le condizioni normative, di legge, fiscali, operative, formative, perché il Turismo possa crescere e decollare. Risorse umane, scuole di formazione, stimolo all’industria culturale, comunicazione, ma soprattutto spinta al turismo scolastico, sociale, sportivo e giovanile che è stato lasciato a sé stesso per troppo tempo. Ecco i capisaldi dell’attesa e non più rinviabile “rivoluzione” del settore, che non può prescindere da un coordinamento politico e istituzionale, un coordinamento che passa necessariamente anche dal ritorno ad un Ministero del Turismo (o dei turismi, perché il turismo non è solo quello culturale). La questione, comunque, non è solo specifica. E’ anche generale… Il turismo deve essere finalmente e intelligentemente visto come il futuro settore trainante anche dagli italiani, all’interno del Paese. Come la vera strada per far crescere l’economia italiana, ma pure per migliorare la qualità di vita, la quotidianità degli italiani stessi. Direi di più: non basta che il turismo venga sviluppato in sé, deve diventare volano e moltiplicatore per gli altri settori, una sorta di piattaforma su cui costruire e sviluppare sinergicamente il resto.
Speriamo lo capisca anche la politica.