Nonostante enunciazioni, buoni propositi e affermazioni dell’ultim’ora, in prossimità dei ponti di primavera, sulla Sicilia turistica torna, come è ormai consuetudine, la minaccia dei musei chiusi durante i festivi. Nelle scorse settimane l’allarme era partito da Palazzo Abatellis a Palermo per poi coinvolgere il museo Antonino Salinas e adesso anche il Parco archeologico di Naxos Taormina, quello di Segesta, il museo Pepoli di Trapani e il Lilibeo a Marsala rischiano di lasciare i turisti dietro i cancelli nei festivi.
I direttori dei rispettivi poli museali – come scrive il Giornale di Sicilia – hanno scritto di non poter garantire l’apertura nelle giornate festive e nei superfestivi “sottolineando la grave criticità della situazione” e il “danno economico e di immagine che si arrecherebbe alla Regione Sicilia”.
Alla radice di tutto “una carenza di personale, insufficiente in quanto le ore da coprire sono 24 al giorno e non solo quelle dell’apertura al pubblico”. Ad aggravare la situazione anche il mancato pagamento per il lavoro dei turnisti negli anni scorsi. Oggi il neo assessore regionale Sebastiano Tusa incontrerà le parti per trovare una soluzione. Soluzione che da anni si cerca di trovare senza mai arrivarne a capo e nonostante i cambi di governo. E anche la proposta di spostare i forestali nei siti archeologici e nei musei è stata accantonata. A quanto pare, per farlo servirebbe una legge ad hoc.
In Sicilia anche l’ordinaria amministrazione diventa una emergenza che trova soluzioni solamente in extremis, sull’onda di una indignazione dell’opinione pubblica, sempre più infastidita da mancanza di pianificazione e programmazione anche nella quotidianità. I sospetti sono legittimi ed incomprensibili, i comportamenti difficili da spiegare ai tanti turisti presenti in Sicilia ed ai tour operator che non potranno fornire certezze nemmeno sul normale orario di apertura dei musei. Figuriamoci tutto il resto.