Oggi la Sicilia conta 5.500 strutture extralberghiere e lo scorso anno sono stati poco più di un milione i turisti che hanno scelto una struttura ricettiva extralberghiera per un totale di 3 milioni di notti vendute. Il comparto extralberghiero è cresciuto di due punti percentuali in più rispetto alla ricettività turistica nel complesso (12% rispetto al 10%). Lo rivela il focus elaborato dall’Osservatorio turistico sull’Economia delle Isole che mette a confronto l’andamento del comparto nelle Isole dell’area Euro-Mediterranea, mostrando punti di forza e di debolezza della situazione siciliana.
“I dati – dice Giovanni Ruggieri, presidente dell’Otie – evidenziano che l’Isola ha una potenzialità di crescita enorme, soprattutto nelle zone interne e per quanto riguarda il turismo en plein air che in altre realtà insulari, come ad esempio la Corsica, costituisce una voce importante di arrivi e presenze”.
La ricettività extralberghiera in Sicilia vale oggi 120 milioni di euro (stima Otie sul 2017) e pesa sul sistema di accoglienza extralberghiero nazionale per il 2% in termini di presenze. Il comparto ha però grandi margini di crescita come testimoniano i trend europei e nazionali. In tutta Italia la spesa per alloggi extralberghieri (escluse le strutture open air) lo scorso anno è aumentata del 44% rispetto all’anno precedente superando i 3 miliardi di fatturato. Impennata maggiore ha avuto su scala nazionale il turismo en plein air (+71%) con un fatturato di circa 346 milioni.
La Sicilia insieme alla Sardegna detiene già un primato rispetto alla percentuale di strutture extralberghiere sull’offerta turistica totale (pari all’81%) e guida la classifica delle Isole Mediterranee. A seguire ci sono le Isole Ionie – il cosiddetto Eptaneso formato da Corfù, Paxos, Leucade, Itaca, Cefalonia, Zacinto, Cerigo – (80%); le Canarie (76%); il sistema delle isole Greche del Nord Egeo (72%); Creta (67%), le Baleari (48%); la Corsica (45%); Malta (10%); Cipro (0%). Il quadro cambia se si guarda però al numero di posti letto. Canarie, Corsica e isole dell’Egeo Meridionale sommano in fatti il 50% dei posti letto delle Isole Euro-mediterranee, mentre la Sicilia, nonostante la sua vastità territoriale e ricchezza culturale e ambientale, appena il 10%. Per comprendere il margine di crescita possibile del comparto basta comparare i dati con altre isole dove l’offerta turistica extralberghiera è stata affiancata da un lavoro costante di promozione e comunicazione sui mercati interessati. Alle Canarie, arcipelago di medie dimensioni con un’estensione complessiva di quasi 7500 chilometri quadrati, si concentra il 34% degli arrivi registrati complessivamente in tutte le isole osservate con riferimento al comparto extra alberghiero, che in termini assoluti equivale a più di 4 milioni di turisti. Quattro volte più che in Sicilia dove a scegliere l’extralberghiero è 1 milione di turisti.
Sempre le Canarie detengono il primato di notti nell’extralberghiero (33 milioni) sul totale delle Isole Euromediterranee, mentre la Corsica è tra tutte, quella in cui l’incidenza dell’extralberghiero sull’industria ricettiva locale raggiunge i livelli più alti (70% delle presenze e 50% in termini di arrivi). Profondamente diversa anche la durata delle vacanze di chi sceglie le strutture extralberghiere. Breve in Sicilia (3 notti), prolungata alle Canarie (8 notti). I termini assoluti quasi 3 milioni di presenze in Sicilia contro gli oltre 33 milioni delle Canarie.
Anche per quanto riguarda il tasso di occupazione dei letti il confronto aiuta a raddrizzare la rotta delle scelte politiche. A fronte di isole come le Canarie e Malta che hanno tassi di utilizzazione del 53% e del 45%, Sicilia e Sardegna si fermano al 10%. Segno che tanto c’è ancora da fare sulla destagionalizzazione e che restano inesplorate ampie zone interne ricche di storia, tradizioni e cultura.
Inoltre, per quanto riguarda il turismo en plein air, il modello è la Corsica dove si concentra il 46,3% dei posti letto complessivamente esistenti nei contesti insulari analizzati e dove è stato portato avanti un lavoro di valorizzazione delle aree interne e delle risorse naturali. Un patrimonio di cui anche la Sicilia è ricchissima e che rappresenta una grande potenzialità per il futuro. Lo scorso anno il comparto, dopo il crollo degli anni scorsi, ha iniziato una lenta risalita (+4% in termini di numero di strutture). Rispetto alla domanda di turismo all’aria aperta, la Sicilia conta l’11,5% di presenze rispetto alla Corsica. In Sicilia il 2017 si è chiuso infatti con circa 500 mila presenze, a fronte dei 4,3 milioni dell’Isola francese. C’è un risveglio di attenzione per l’offerta del turismo en plein air, e una domanda in aumento che non trova però strutture adatte soprattutto nelle zone interne.