Il turismo culturale in Italia è una miniera d’oro. Questo è quanto emerge dal secondo convegno ‘Fare turismo culturale oggi. Innovazione e best practice per gli operatori’ che si è svolto durante la 5^ edizione di tourismA – Salone archeologia e turismo culturale venerdì 22 febbraio 2019. Organizzato da Travelmark con la direzione scientifica di CISET – Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica, la seconda edizione dell’evento ha affrontato il tema ‘Non solo grandi siti Unesco: come differenziare l’offerta di turismo culturale’. Un argomento di forte interesse e attualità, che ha richiamato oltre 200 partecipanti. Il convegno si è aperto con l’intervento della direttrice di CISET Mara Manente che ha presentato i dati chiave del valore economico generato dal turismo culturale e paesaggistico in Italia per i viaggiatori internazionali: 21 miliardi di euro di introiti pari al 66% della spesa totale. Numeri da non sottovalutare, prodotti dai visitatori stranieri che nel 2018 hanno trascorso le loro vacanze in Italia. Il turismo culturale, in tutte le sue forme, come ha spiegato Federica Montaguti di CISET nel suo intervento dedicato alla differenziazione dell’offerta con un approccio commerciale e promozionale legato al modello della ‘lunga coda’ teorizzato da Chris Anderson, rappresenta quasi il 60% del totale delle entrate per vacanza in Italia.
I beni culturali statali hanno un appeal molto più forte di quello che si pensa: con 229 milioni di euro e 55 milioni di visitatori nel 2018 registrano numeri in costante crescita e potenzialità che il comparto turistico del Bel Paese non può sottovalutare. Nel dettaglio, sono 55 milioni i visitatori che nel 2018 hanno deciso di visitare i beni culturali statali (monumenti, musei, parchi archeologici ecc.), un interesse cresciuto in 5 anni del 44% rispetto ai 38 milioni del 2013. Il trend positivo riguarda anche gli introiti che hanno registrato un incremento di +81% nello stesso arco temporale: da oltre 126 milioni di euro nel 2013, si è passati agli oltre 229 milioni del 2018. Positiva anche la dinamica del 2018 sul 2017: +11% i visitatori e +18% gli introiti. Le aree archeologiche hanno generato quasi metà dei visitatori e a beneficiarne sono soprattutto i circuiti che generano la maggior parte degli introiti (Fonte Mibac).
A conferma dell’importanza crescente di questo segmento turistico in Italia, Barbara Dattilo, Mascia Di Torrice e Mariangela Sabato di Istat hanno spiegato che nel 2018 circa il 16,6% di vacanze in Italia è stato effettuato per svolgere esclusivamente attività culturali. A tale quota si deve aggiungere un altro 18,2% di soggiorni effettuato per conoscere le bellezze naturali del luogo. Quote importanti ma che lasciano margini di crescita ancora molto ampi per il nostro Paese se le paragoniamo a quelle dirette verso l’estero, soprattutto per quanto riguarda la quota di turismo culturale (38,4% di vacanze culturali e 16,9% di vacanze paesaggistiche).
Il crescente interesse verso mete culturali non convenzionali, sia in Italia che all’estero, è stato testimoniato dagli interventi di Sabrina Meneghello di CISET che ha portato il caso studio delle Ville Venete e dalle testimonianze di Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, che ha parlato di ‘Villae come modello per una visita emotiva’, e di Lorella Tonello che per The Landmark Trust ha portato degli esempi di soggiorni culturali in Gran Bretagna, Francia e Italia. In conclusione il case study di dimora storica attiva nel settore dell’organizzazione di eventi, condotto da Marta Masé di CISET, ha messo in luce come l’utilizzo di innovazioni tecnologiche possa aiutare le realtà di piccole-medie dimensioni e in contesti periferici a intercettare la domanda turistica.
La 3^ edizione del convegno ‘Fare turismo culturale oggi. Innovazione e best practice per operatori’ si svolgerà durante la 6^ edizione di tourismA – Salone archeologia e turismo culturale, in programma a Firenze 21 – 23 febbraio 2020.