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Confcommercio Sicilia, Picarella: imprese in difficoltà a coprire titoli emessi
notizia pubblicata 23 Marzo 2020 alle ore 12:32 nella categoria Associazioni

 

“Le richieste che riceviamo oggi sono principalmente quelle relative alle difficoltà di poter coprire i titoli emessi: fornitori che si chiudono dentro le loro aziende e non rispondono oppure, nei migliori dei casi, affermano in maniera gentile che non possono far nulla. L’imprenditore deve essere cosciente che a breve quei titoli presentati in banca non potranno essere pagati per la mancanza di liquidità e ciò comporterà la chiusura definitiva di molte aziende”. E’ quanto afferma il presidente di Confcommercio Sicilia Francesco Picarella, preoccupato per la situazione economica che sta stringendo in una morsa le imprese siciliane.

“Non ci nascondiamo – aggiunge Picarella – le piccole e medie imprese hanno avuto in questi anni la possibilità di lavorare emettendo titoli a scadenza in quanto le forniture non riescono ad essere pagate al momento anche per una farraginosità di accesso al credito del sistema bancario.

Il grido d’allarme lanciato dal governatore Nello Musumeci su questo problema, sollecitato dagli imprenditori siciliani, ha portato alla ribalta un fenomeno che, se non affrontato in maniera decisa, provocherebbe il collasso sistemico dell’economia. Oggi non voler affrontare questo problema vuol dire esporre soprattutto i piccoli commercianti al protesto sicuro, dando così inizio alla loro fine economica.

L’emendamento, già presentato, all’art. 6 del Decreto Legge 2 marzo 2020 n. 9, che prevede la sospensione dei termini di scadenza dei titoli di credito con proroga delle scadenze per la durata di 200 giorni, fa ben sperare in una ripresa dell’economia al termine della pandemia.

Non si può far finta di nulla, senza la piccola impresa non ci saranno più città vivibili e visitabili, non ci saranno più i borghi ed i centri storici addobbati. Un’ulteriore melina su questi e sugli altri temi che riguardano le imprese siciliane e la loro sopravvivenza – conclude – porterà inevitabilmente alla disperazione e neanche la semplice protesta potrà fermare la disperazione di uomini e donne che hanno riposto nella partita iva la sopravvivenza di sé stessi e delle proprie famiglie”.