Riceviamo e pubblichiamo la nuova lettera firmata da Gino Campanella, titolare della storica agenzia palermitana Conca d’Oro Viaggi, indirizzata al presidente Fiavet Sicilia Giuseppe Ciminnisi, in cui si chiede subito un intervento economico per aiutare le agenzie di viaggio a superare l’emergenza da coronavirus e andare incontro a un futuro incerto.
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In risposta al mio appello sul nostro disastro economico ho ricevuto tantissimi consensi di colleghi che hanno condiviso un urgente intervento, da parte dello Stato, per le agenzie e per i tour operator, per far ripartire il settore.
Da sempre, abbiamo dimostrato di saper superare, strada facendo, gli incidenti di percorso e senza gridare ai quattro venti “aiuto, aiuto” abbiamo saputo, con stenti, con sacrifici, con professionalità turistica, sbracciarci le maniche e continuare il nostro lavoro con i nostri collaboratori, superando ogni disagio economico.
Sei mesi di lavoro buttato al vento non è un incidente di percorso, è una disgrazia, un disastro economico, che non ci permetterà di proseguire la nostra attività.
Sei mesi di lavoro hanno un costo medio per ogni collaboratore, compresi contributi e tasse, di oltre 20.000 euro.
Non è possibile recuperarli con le promesse di aiuto programmate e proclamate a parole dai nostri politici: insignificanti interventi che non ci incoraggiano ad aprir bottega, coscienti che il futuro turistico è incerto e che richiede da parte nostra impegno economico con difficoltà di recuperare meno del 50% degli anni passati.
Qualunque promesso prestito da restituire fra anni, con modesto interesse, non è sufficiente per intraprendere l’attività.
Abbiamo bisogno di un intervento economico per recuperare gli stipendi rubati da Coronavirus.
Ciononostante siamo legati all’attività turistica a livello viscerale e siamo disponibili ad affrontare, al più presto, l’incerto futuro, coscienti di ridurre al massimo lo stipendio pur di non essere soggetti a licenziamento. Quest’ultima parola – licenziamento – rappresenta l’atto finale di una tragedia intitolata “Coronavirus”.
Se il lavoro è indice di prosperità, il licenziamento è sinonimo di povertà.
Pertanto è necessario che il nostro disperato grido arrivi alle nostre autorità politiche attraverso tutte le nostre organizzazioni sindacali e associative, all’unisono, indipendentemente dalle connotazioni politiche, sociali e religiose con una primaria richiesta: contributo a fondo perduto per il recupero dal danno subìto nei sei mesi antecedenti a marzo 2020.
A questa primaria richiesta possiamo aggiungerne altre e pertanto i colleghi sono pregati di suggerirne almeno tre in modo da segnalarle alla presidenza nazionale e inserirle nel paniere delle richieste. Eviteremo di far legiferare le nostre istanze ai politici, che la nostra professione la conoscono per sentito dire e non certo per averla vissuta, tra depliant, computer, programmi, telefoni, clienti, scioperi, annullamenti, voucher, ticket, sospesi, penalità, etc.
Rifiutiamo gli interventi di coloro che, con buona volontà, commettono errori imperdonabili. ‘Ora o mai più’ deve essere il nostro grido di sopravvivenza.
U pitittu è cosa brutta e cchiù r’un journu nun s’ammutta. Al secondo, terzo giorno di pitittu scoppia la rivoluzione del pane quotidiano. E sono guai per tutti. Ora o mai più”.