Luigi Campanella, decano degli agenti di viaggio siciliani, per chi lo conosce è “lo zio Gino”, ha 85 anni, è un fan sfegatato della cultura siciliana, un abile scrittore, un eccezionale pittore, un inguaribile burlone, un cuoco goloso (nonostante il suo diabete) ed è l’amministratore di un’agenzia di viaggi di Palermo.
Ah, è anche mio nonno, purtroppo (per lui).
Inizia così la lettera inviata alla nostra redazione della nipote Noemi Pittalà, che ci mostra un tipico quadro di vita di una famiglia di agenti di viaggio siciliani durante il lockdown.
Inutile dire che il settore della cultura e del turismo è quello più colpito economicamente dalla pandemia: questa tiritera nauseante ormai la leggiamo e sentiamo tutti i giorni.
Lamentele, proteste, richieste urgenti al Governo sono entrate nelle case (anche nella mia, mannaggia) di chi del turismo ha fatto mestiere e, soprattutto, passione.
Mio nonno, in particolare, abitando al piano di sotto e non possedendo un computer, arriva puntualmente a disturbare le mie ore di studio per le sue riunioni o webinar via Skype, Zoom, Lark e vattelappesca che, ovviamente, devo avviare io: “Noemi, ma loro mi vedono?”, “Noemi, ma io posso parlare?”, “Noemi, ma chisti cu su?”. Oppure ancora, interrompe le mie ore di studio per farmi trascrivere al computer le numerose lettere che si trova costretto a mandare a chi dovrebbe agire in questa situazione. Sì, sono diventata la sua assistente.
Indubbiamente ho imparato nuovi termini, perlopiù economici e finanziari (camurrìa), che hanno accresciuto notevolmente il mio bagaglio culturale. Tuttavia, come dire, vorrei continuare a sostenere gli esami universitari in santa pace. Studiare Storia Romana tra un contributo a fondo perduto, apriamo o non apriamo, la sanificazione dell’agenzia e la cassa integrazione che probabilmente ha bisogno dell’arrivo di Astolfo sulla luna per essere recuperata, non è semplice.
Sicuramente mi farebbe comodo se mio nonno andasse in agenzia a lavorare, come ha fatto negli ultimi 40 anni ininterrottamente, ma evidentemente non è possibile. Non perché l’agenzia non possa aprire, attenzione. Il nuovo decreto, infatti, prevede (forse) l’apertura di agenzie di viaggi e tour operator per il 18 maggio.
Ma come fa un’agenzia di viaggi come quella di mio nonno, con più di 20 impiegati, tra cui i miei genitori (che gioia le conversazioni in casa mia!), ad alzare la saracinesca dopo due mesi di stop ai lavori?
Agenzie di viaggi e tour operator sono attività che ragionano per programmazione, cioè non danno ai fruitori un servizio immediato, ma un servizio che si sfrutterà due, tre, sei mesi dopo la prenotazione. Significa che queste attività hanno perso almeno i sei mesi di lavoro antecedenti alla chiusura del 9 marzo che, purtroppo, non saranno facilmente recuperabili.
Nonno, hai mai chiuso l’agenzia per più di tre giorni?
No, mai. Questa è la prima volta in quarant’anni.