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Dagli hotel al mice: allarme del turismo siciliano al collasso per covid
notizia pubblicata 03 Novembre 2020 alle ore 12:08 nella categoria Turismo

L’emergenza covid continua a mettere in ginocchio il turismo, in particolare quello siciliano che adesso teme un secondo lockdown, più o meno soft. E così ieri sono scesi in piazza, davanti Palazzo delle Aquile, gli operatori del ricettivo aderenti a Federalberghi Palermo, in pratica obbligati a chiudere a causa dele restrizioni imposte dagli ultimi Dpcm. Gli albergatori hanno deciso di consegnare “simbolicamente” le chiavi delle loro strutture al sindaco Leoluca Orlando “affinché sia per le azioni locali di sua competenza, sia per quelle che dovrà sostenere in ambito nazionale, punti a tutelare la destinazione tra le città d’arte”, spiega il presidente Nicola Farruggio.

Dall’altro lato dell’Isola, a Catania la situazione è la stessa. Tanto che Abbetnea ha chiesto lo stato di crisi e un tavolo permanente. “Catania ha registrato, negli ultimi 7 mesi, un crollo della domanda turistica che supera del 70% rispetto a quello dell’anno precedente”, sottolinea Franz Cannizzo, presidente dell’associazione di categoria che rappresenta l’extralberghiero (affittacamere, bed & breakfast, case vacanze) della provincia etnea.

Ma oltre ad alberghi e ristoranti, in ginocchio c’è anche tutto il mondo del congressuale. “C’è un settore turistico di cui non parla nessuno, ma che sta pagando carissimo il prezzo del blocco totale dell’economia – afferma a Live Sicilia Gaia Budello, da dieci anni titolare di un’agenzia di eventi a Catania, la Leisure & Business – il turismo non è soltanto alberghi e ristoranti. C’è anche il turismo congressuale. Noi agenzie private abbiamo sempre lavorato in silenzio organizzando tutto nel pieno rispetto del distanziamento e delle altre norme finché ne abbiamo avuto modo”.

Al grido di allarme si unisce Anna Maria Ulisse, presidente di Assoviaggi Sicilia: “Prima di tutto è complicato comprendere quali siano i numeri prodotti dal solo mondo degli eventi. Inoltre, la legge italiana non prevede neanche un codice Ateco specifico per chi fa questo lavoro. In Sicilia il 90% di queste attività è considerato agenzia di viaggi, perché la legge siciliana prevede che per creare e vendere pacchetti si debba appartenere a questa categoria. C’è confusione”, dice a Live Sicilia. “Ipotizzando un vaccino in tempi relativamente brevi, in Sicilia il settore potrebbe rimettersi in moto solo a marzo 2022”, spiega Ulisse che si sofferma anche sul progetto See Sicily, lanciato dall’assessorato regionale al Turismo: “Si tratta di un tornaconto da 13.500 euro per ogni impresa inquadrata come agenzia di viaggi, e inoltre lascia completamente sguarnito chi non corrisponde a quel codice Ateco”.

Infine, sulla scelta di tenere chiusi i musei, prevista dall’ultimo Dpcm in preparazione, l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà dice: “E’ il colpo di grazia, da parte del governo nazionale, nei confronti del settore della cultura, già messo duramente in crisi con la chiusura forzata di cinema e teatri, nonostante questi avessero adottato per tempo tutte le misure richieste per garantire le necessarie condizioni di sicurezza. In Sicilia dallo scorso 30 maggio – ricorda l’assessore – abbiamo riaperto i musei e i parchi archeologici, dotando i luoghi della cultura di tutti i necessari dispositivi di protezione e di sicurezza per visitatori e lavoratori, proprio per garantire la piena fruibilità dei siti nel più scrupoloso rispetto delle norme anticovid”.