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ANEF al Governo: certezze su data apertura sci o sostegno economico
notizia pubblicata 03 Dicembre 2020 alle ore 10:40 nella categoria Associazioni

L’ANEF (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari), guidata da Valeria Ghezzi, ha lanciato un appello al Governo in vista del DPCM per il periodo natalizio. “Le decisioni spettano ai politici, ma noi vogliamo spiegare che non chiediamo di aprire domani mattina con 600 morti al giorno, come tanti dicono in questi giorni. Però la nostra attività, per le caratteristiche intrinseche degli impianti, non si apre girando una chiave e necessita di programmazione. Se ci dicono di aprire il 15 gennaio, dobbiamo saperlo almeno un mese prima per avviare la parte tecnica. Abbiamo capito che non si apre a Natale, ma abbiamo bisogno di una data certa per aprire a gennaio o di una certezza sulla non apertura, per evitare di affrontare a vuoto ulteriori spese”.

Altro aspetto critico è quello del coordinamento con gli altri Paesi, che rischia di creare ulteriori danni all’economia montana italiana. “Siamo in contatto con gli altri paesi europei attraverso la FIANET. I problemi sono gli stessi per tutti in ogni paese: la sopravvivenza delle comunità, il lavoro e gli stagionali. L’apertura eventuale degli impianti in Austria e Svizzera ci creerebbe un danno importante, perché noi quest’anno potremmo puntare solo sulla clientela italiana e rischiamo che il 35% di chi sarebbe venuto da noi si potrebbe spostare all’estero e non è detto che torni in Italia l’anno prossimo. In Svizzera non c’è neanche una limitazione alla mobilità, se questa fosse confermata in Italia anche la riapertura non avrebbe senso, perché, ad esempio, come si può pensare che in Valle d’Aosta vadano a sciare solo gli abitanti della regione, in cui oltre il 30% sono lavoratori del settore?”.

Ghezzi ha ribadito i numeri che rendono questo comparto così importante per l’economia del nostro paese e di alcune regioni in particolare. “Il nostro settore fattura 1,2 miliardi all’anno, di cui 400 milioni arrivano dal periodo natalizio. Abbiamo 15mila dipendenti, di cui 5mila a tempo indeterminato e 10mila stagionali. Per i primi ci può essere la cassa integrazione, per i secondi non c’è alcuna tutela. Con l’indotto si arriva a un fatturato di 11 miliardi, con oltre 120mila dipendenti e la percentuale di stagionali aumenta fino all’80%”.

La presidente ha anche ricordato quali sono le misure già individuate per poter riaprire gli impianti in sicurezza. “Si è investito sulla tecnologia per l’implementazione della vendita online, che permette di eliminare le code alle casse per gli skipass, che nel 95% dei casi si usano hands-free; avremo personale per gestire il distanziamento nelle code, ma gli sciatori sono già molto coperti, quindi in condizione di maggior sicurezza; per le cabine chiuse avevamo proposto il riempimento all’80%, ci è stato chiesto di non superare il 50%. Su questo punto va chiarito un aspetto: il riempimento della cabina è inversamente proporzionale alla coda esterna. Lasciamo al CTS la scelta su quale sia l’equilibrio migliore, ma ricordiamo che in cabina i finestrini sono aperti, si è completamente coperti e il viaggio dura tra i 5 e gli 8 minuti, un tempo inferiore a quello di permanenza in autobus, spesso con finestrini chiusi. Per le seggiovie, invece, è consentito l’utilizzo a pieno carico, essendo all’aperto e con sedute in parallelo. Altre misure riguardano il contingentamento degli accessi alla ski area, facilmente organizzabile in quelle piccole. In quelle con più accessi stiamo aspettando un confronto col CTS per capire cosa fare. Certo non si può prescindere da un atteggiamento responsabile da parte degli sciatori”.