La decisione di proclamare il 9 maggio il primo sciopero a sostegno della vertenza per il nuovo contratto della mobilità "giunge a poco meno di due mesi dal varo, il 21 febbraio, della piattaforma contrattuale da parte dell’Assemblea Nazionale Quadri e Delegati di settore e del suo immediato invio, già il 22 febbraio, alle numerose controparti datoriali, con contestuale richiesta di apertura del confronto". Lo spiegano in un comunicato le segreterie nazionali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast aggiungendo che "da allora e fino ad oggi la trattativa non si è attivata". "Alla sollecitazione del 18 marzo scorso con la quale le segreterie nazionali, in assenza di convocazione, hanno comunicato alle controparti e alla Commissione di Garanzia la formale apertura delle procedure di raffreddamento – si legge in una nota congiunta – le associazioni datoriali hanno risposto con il rifiuto dell’apertura della trattativa e con alcune comunicazioni dal chiaro contenuto dilatorio". La situazione "non poteva che sfociare in uno sciopero di quattro ore avendo esaurito le procedure di raffreddamento". Di parere diverso l’Ugl che non ha condiviso la modalità né la sottoscrizione del documento. "Questo è un momento di grossa difficoltà nel settore dei trasporti – ha spiegato il segretario Trasporti dell’Ugl Roberto Panella – sia per la vicenda Alitalia sia per il piano industriale delle Ferrovie che produrrà una riduzione importante del servizio per qualità e quantità con ripercussioni sul fattore lavoro. Nondimeno – ha aggiunto – l’incertezza governativa che ci impone di affrontare il tema dell’unificazione dei contratti del trasporto pubblico locale e di Ferrovie attraverso un’analisi più approfondita".