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Ristori adv e TO, la battaglia delle agenzie escluse continua
notizia pubblicata 11 Ottobre 2021 alle ore 10:30 nella categoria Riceviamo e pubblichiamo

La battaglia del “Comitato Imprese Turismo Organizzato escluso dai ristori” contro il silenzio, l’indifferenza e le angherie, procede.

“Abbiamo scritto ancora al ministero, dopo l’obbrobrio del decreto Agosto 2021, ma a parte una prima interlocuzione (prima dell’uscita dell’Avviso) nel corso della quale ci han rassicurato sulla “limatura” delle iniquità ed il riequilibro, l’avviso non porta nulla di tutto ciò, e nessun altro segnale è pervenuto dal Ministero. Pertanto abbiamo deciso in seno al comitato, questa volta e finalmente, di agire con le maniere ‘non convenzionali’, e non più con il dialogo. Prossimamente in delegazione porteremo le chiavi delle nostre attività al Ministro.

In particolare, il comitato segnale che il decreto agosto 2021 ha introdotto macroscopiche iniquità e sperequazioni:

a) Il “metodo di calcolo dei contributi”, (ex l’art. 3) commi 1-8 del DM 14/08 us), basato sulla “media mensile di perdita di fatturato” genera un contributo variabile fra 8%-12% della somma ottenibile con metodo della “perdita di fatturato effettivo netto”, usato al contrario per tutte le altre imprese. Una diseguaglianza, una distònia in termini di concorrenza e di pari opportunità all’interno dello stesso settore, e l’umiliante elargizione di risorse irrisorie, insufficienti a ristorare le imprese.

b) Resta inalterato il vulnus dell’art 3. Par. 4) – gravemente penalizzante ed iniquo per le imprese che hanno subito perdite nette più ingenti, hanno dimensioni ed organizzazione più complesse e strutturate, e con dipendenti ed impegni per investimenti significativi, e non ultimo, pagano più tasse.

c) Risulta iniquo ed incoerente, per analoghe motivazioni di cui sopra, il calcolo del periodo di riferimento prolungato al 30/06/2021, e non fissato come per le altre fattispecie di imprese, al 31/12/2020. Ad eventuali ulteriori ristori per il 2021, già chiesti a gran voce dalle associazioni, potrebbe accedere chi già in precedenza ha ottenuto il fondo perduto, ma non a chi “non ha presentato la domanda nel 2020”. Incomprensibile, ingiustificato, iniquo.

d) Il fondo di 32 milioni previsto dal decreto agosto 2021, non è “esclusivo” per le imprese che non hanno partecipato al 1’ bando, ma in caso di “avanzi di spesa”, sarebbe aperto invece che a riequilibrare gli importi all’interno degli aventi diritto già penalizzati, ANCHE ALLE IMPRESE CHE HANNO GIA
PARTECIPATO AL BANDO 2020, E CHE PARTECIPANO (in automatico, senza neanche fare domanda) al bando attuale dei 128 milioni – ricordiamo, residuati perche molte imprese, come le nostre, per varie ragioni, non hanno partecipato al bando precedente.

Abbiamo a lungo sperato in una “revisione” dei parametri di cui sopra – si legge ancora nella nota firmata dalle adv escluse – a questo punto non possiamo pensare altri che il Ministero (e la struttura burocratica) non abbia cognizione dei problemi – almeno dei nostri -, o che bellamente, assumendosi la responsabilità della chiusura delle imprese, e di incorrere in lunghe pastoie legali, abbia deciso di ignorare tali problematiche.
Era l’ultima possibilità per confrontarsi, capire ed addivenire ad una soluzione indolore per tutti: il silenzio perdurante, ci lascia solo due opzioni:

1) recarci in delegazione ristretta (per Regione) all’uscio del Ministero del Turismo, e CONSEGNARE IN MANO AL MINISTRO LE CHIAVI DELLE NOSTRE SEDI, LE RATE DELLE ASSICURAZIONI E DEL FONDO DI GARANZIA, I PAGAMENTI DELLE UTENZE E DEI CANONI DEI SOFTWARE, LE BUSTE PAGA DEI DIPENDENTI fra qualche giorno, le rate Inps e Inail, la Tari e le tasse regionali, le rate dei FINANZIAMENTI BANCARI, i DEBITI CON I FORNITORI di servizi e con i clienti, i voucher inutilizzabili, e quant’altro grava sulle nostre finanze, affinchè provveda il Ministero ad onorare gli impegni da noi presi, semplicemente per provare a fare il nostro lavoro e salvare imprese e dipendenti.

2) Ricorrere alle vie legali avverso al decreto, per tutelare i nostri diritti, e l’equità di trattamento fra le imprese, evidenziando in sede giudiziaria le storture e le diseguaglianze che porta questo decreto.