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Concessioni spiagge prorogate solo fino al 2023, tremano i balneari
notizia pubblicata 10 Novembre 2021 alle ore 11:17 nella categoria Cronaca

Stessa spiaggia, stesso mare, ma probabilmente per soli altri due anni. La sentenza è senza appello: dal primo gennaio 2024 tutte le concessioni balneari dovranno essere assegnate con gara, senza eccezioni. Il Parlamento non potrà concedere ulteriori proroghe, né i giudici potranno accogliere ricorsi. È chiara la sentenza del Consiglio di Stato nell’imporre il rispetto della normativa europea, in questo caso ignorata da quindici anni con il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e con la direttiva Bolkestein.
Per capire meglio la faccenda occorre scorrere le cinquanta pagine di motivazione pubblicate ieri, pochi giorni dopo la decisione della maggioranza di non sciogliere il nodo nel decreto Concorrenza. Si legge così che “tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente se via sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione”.
Da Palazzo Chigi non filtra alcun commento ufficiale, ma è un fatto che al premier Mario Draghi non poteva andar meglio di così. La scorsa settimana aveva deciso di soprassedere, limitandosi a promettere un’operazione «trasparenza» sui canoni esistenti. La sentenza risolve drasticamente il problema. Lo status quo durerà poco più di due anni, ma c’è naturalmente chi si oppone al cambiamento.
«Spiagge e mercati italiani non sono in svendita, si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici», promette il leader della Lega Matteo Salvini. La sentenza «rappresenta un colpo mortale per il turismo balneare italiano», dice la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che chiede al governo di riferire in Parlamento. Su posizioni opposte, Riccardo Magi di +Europa, per il quale il «Consiglio di Stato ordina ciò che chiediamo da anni» e ora va adeguato il ddl Concorrenza. Per il deputato del Partito democratico Umberto Buratti serve subito una riforma organica. E gli imprenditori del settore lanciano l’allarme. «Si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori», dice Marco Maurelli presidente, di Federbalneari Italia.