La prima pietra a metà del 2010, con l’obiettivo ambizioso di inaugurare il ponte sullo Stretto di Messina a inizio 2016: il nuovo governo vuole mantenere la promessa fatta in campagna elettorale e, tra le sue prime mosse, riavvia il progetto da 6 miliardi di euro.
Il ministro Altero Matteoli ha immediatamente riaperto il dossier, ha studiato le carte, ed in tempi brevissimi ha scritto a Pietro Ciucci, il presidente della società "Stretto di Messina" incaricata di seguire il progetto. Così la società, controllata dall’Anas con l’81,8%, e partecipata anche da Rfi del gruppo Ferrovie e dalle Regioni Calabria e Siciliana (dopo il riassetto di due anni fa, quando era in mano a Fintecna), torna a lavorare, lasciandosi alle spalle l’ipotesi di scioglimento che era stata valutata sotto il precedente governo. Intanto è ancora valido il contratto con Impregilo, la capofila della cordata che nel 2005 si è aggiudicata la gara per la realizzazione del ponte con una offerta da 3,88 miliardi. "I contratti stipulati sono tutti validi", conferma Ciucci: "sarà necessario un aggiornamento della convenzione che lega la società Stretto di Messina con il concedente, il ministero delle Infrastrutture". Occasione per "affinare il timing e aggiustare il piano di copertura economico finanziario".