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Iata: perdite per 5,2 mld di dollari nel 2008
notizia pubblicata 04 Settembre 2008 alle ore 14:30 nella categoria Trasporti
“La micidiale miscela tra gli alti prezzi del petrolio e la caduta della domanda continua ad avvelenare la redditività del trasporto aereo internazionale. Ci aspettiamo perdite per 5,2 miliardi di dollari quest’anno dato un prezzo medio del greggio di 113 dollari a barile (140 dollari il combustibile per aerei)”. Lo ha detto Giovanni Bisignani, direttore generale e amministratore delegato della Iata. “Vista la prospettiva di un indebolimento economico – continua Bisignani – la Iata ha corretto significativamente verso il basso le sue previsioni per i mercati nazionali e internazionali. Il traffico passeggeri si aspetta ora che cresca in media del 3,2% (era al 3,9%)”. Per il 2009 la prima previsione è che le perdite per il settore continuino fino a 4,1 miliardi di dollari.
“Nel 2008 – ha concluso Bisignani – hanno chiuso più compagnie aeree che dopo l’11 settembre. Per curare la malattia strutturale del settore, resa ancora più ovvia dall’alto prezzo del petrolio, abbiamo bisogno di una forte dose di liberalizzazione. Gli incontri Usa-Ue alla fine di questo mese sono un’occasione per migliorare le restrizioni sulla proprietà in un mercato importante”.
La Iata ha anche annunciato i dati di traffico del settore per il mese di luglio, che dimostrano un continuo calo della domanda. Nel mese di luglio, rispetto allo scorso anno, la domanda in termini di passeggeri è calata dell’1,9%, il tasso più basso degli ultimi cinque anni. La capacità è raddoppiata (3,8%), il che dimostra che i tagli ai servizi non vanno di pari passo con il calo della domanda. Questo dato ha portato il coefficiente di carico del mese al 79,9%, un calo superiore all’1% rispetto al dato di luglio 2007. La sorpresa di luglio è stato un calo dello 0,5% nella domanda passeggeri per i vettori dell’area Asia-Pacifico, in parte attribuibile a un cambiamento nei requisiti necessari per ottenere il visto in Cina, ma ha anche dimostrato che la debolezza economica si sta allargando ad economie in precedenza robuste.