Il lavoro nel turismo è per il 70% irregolare, per il 60% a tempo parziale, per il 55% a chiamata, per il 40% precario e per il 20% stagionale; le retribuzioni sono notevolmente inferiori rispetto alla media degli altri settori economici e produttivi: l’80% dei lavoratori è inquadrato ai livelli più bassi dei Contratti nazionali di lavoro di settore. Per questo è importante FareTurismo, evento nazionale dedicato alla formazione, al lavoro, alle politiche turistiche, la cui 23/a edizione si tiene all’Università Europea di Roma da oggi, mercoledì 20, a venerdì 22 marzo: previsti 2.000 colloqui per 500 posti ricercati da catene alberghiere, hotel, tour operator, terme, agenzie per il lavoro.
Attesi anche Giuseppe Roscioli, vice presidente di Federalberghi, Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti e Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi.
Tra gli appuntamenti di mercoledì anche quello con il ministero dell’Istruzione e del Merito che presenterà la riforma dell’istruzione tecnico-professionale con l’introduzione del nuovo modello 4+2. Inoltre giovedì 21 marzo alle 15 si svolgerà il forum degli Osservatori turistici in considerazione dell’imminente operatività dell’Osservatorio nazionale del turismo (Ont), incardinato per la prima volta al ministero del Turismo.
Sempre giovedì il forum dei responsabili delle risorse umane sulla difficoltà nel reperire manodopera qualificata, sulle opportunità che possono offrire i lavoratori extraeuropei, sulla considerazione negativa causata da salari non remunerativi, sull’opportunità di usufruire del nuovo decreto sui flussi migratori, sulla riduzione del cuneo fiscale e sulle politiche di detassazione e/o decontribuzione sulle maggiorazioni per il lavoro festivo e notturno e sull’allungamento dei contratti stagionali, sulla digitalizzazione dei processi e dei servizi nel nuovo mercato del lavoro. Su 19 contratti nazionali di settore scaduti da anni la metà riguarda il turismo e il suo indotto, aspetto alquanto delicato per le politiche di lavoro del settore e circostanza che non gli dà credibilità oltre che fiducia in quanti desiderano investire il proprio futuro professionale.