QrCode per ‘amici’ in visita a Venezia creati autonomamente da siti e app e poi distribuiti per bypassare il contributo di accesso, causando un danno economico al Comune di Venezia. La procura lagunare ha aperto un’inchiesta dopo l’esposto fatto la scorsa estate, al taglio d’avvio della procedura, dall’allora Procuratore capo Bruno Chierchi. Il Comune di Venezia aveva conferito l’incarico all’avvocato padovano Alberto Berardelli di seguire il procedimento per l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni di Ca’ Farsetti.
Berardelli e il suo studio, già assistono l’amministrazione comunale in procedimenti come la caduta del bus a Mestre e la difesa del dg Morris Cerron nell’inchiess Palude, ma sono anche parte civile per la Regione Veneto nel processo ai Casalesi di Eraclea. Si è scoperto, dall’avvio del provvedimento, che spuntavano in città centinaia di codici alfanumerici per “amici” in visita a Venezia. Fantomatici turisti paganti, secondo Ca’ Farsetti, distribuiti in maniera indiscriminata a chiunque ne facesse richiesta. Ma che non risultavano nelle casse di fine giornata.
Ci vorrà tempo ora per dare un nome a ciascuno dei biglietti falsi, assicurano senza voler essere chiamati in causa, gli assessori Simionato e Zuin, a cui il sindaco ha chiesto espressamente di non parlare. Sarà un lavoro aiutato anche dalle nuove tecnologie perché ogni biglietto elargito gratuitamente all’amico può essere regalato solo da un veneziano, previa compilazione del codice spid. Quanto all’aspetto economicamente più dolente, e cioè quanto sia costato alle casse comunali questo ingegnoso scherzetto, si parla di cifre ora minime ora sostanziose. “Non è una cifra che si può considerare sostanziosa ma i suoi danni li ha fatti” dice Zuin, assessore e responsabile dell’attuazione del programma.