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Il MAU di Torino compie 30 anni, ha cambiato volto del quartiere Campidoglio
notizia pubblicata 29 Gennaio 2025 alle ore 10:29 nella categoria Beni culturali

Dipingere un muro per raccontare una storia, per denunciare un’ingiustizia, per dare una voce potente al cambiamento, per rendere più bello un pezzo di città. È quello che è successo a Torino nel quartiere Borgo Vecchio Campidoglio dove, esattamente 30 anni fa, è iniziata l’avventura del MAU – Museo di Arte Urbana, il primo progetto italiano per creare un insediamento artistico permanente all’aperto all’interno di un grande centro metropolitano.

L’idea di Edoardo di Mauro, nata con il contributo di Carlo Giordano, Giovanni Sanna, Giacomo Soffiantino e Antonio Carena che per primi intravidero le potenzialità e la forza del progetto di didattica diffusa che nasceva dal basso con la gente del quartiere, oggi è realtà. Oggi il MAU è un museo all’aperto, uno scrigno di curiosità e bellezza dove l’arte vive e respira con il cambiamento della luce del sole.

Il percorso, che si snoda attraverso le strade del quartiere, permette di scoprire 190 opere, 4000 mq, 100 artisti, giovani emergenti e artisti consolidati. Ciascun murale racconta una storia ed ognuno dei 200 murales merita di essere osservato da vicino.

Il simbolo del MAU è il murale che si può osservare in via Musinè 25 lato parete su Corso Svizzera, realizzata da Mercurio Salvatore Lo Grasso, intitolata Canto Metropolitano. L’opera raffigura un fitto tappeto di foglie che lascia intravedere una figura umana, di cui viene celato il viso; questo murale è uno dei primi realizzati nel 1995, simbolo del museo per la sua indubbia qualità.

Non meno importante è l’opera realizzata da Sergio Ragalzi nel 2002, intitolata “Mosche”, che esorta l’umanità a stare attenta, perché l’estinzione potrebbe portare ad una supremazia degli insetti.

Altri murales che portano un messaggio di tipo sociale sono ad esempio quello di Mono Carrasco, dal titolo Un altro mondo possibile, contro il razzismo (via Rocciamelone, fronte numero 16) e quello contro il femminicidio, Madonna di Kobane, realizzato da Diego Testolin sulla parete dell’oratorio della Chiesa di Sant’Alfonso (via Netro 3); toccano temi fortemente sociali le serrande di via Rocciamelone 1 dedicate alle donne afghane di Masoudeh Miri.

E proprio partendo dal desiderio di regalare bellezza alla città, dal 2014 l’arte del MAU ha valicato i confini della zona in cui è nato ed è arrivata con oltre 60 opere in altre zone della città e della prima cintura di Torino come Falchera, Mirafiori Sud, Vallette, Borgo Vittoria, Vanchiglia, Piazza Emanuele Filiberto, Beinasco, Rivalta, Nichelino. www.museoarteurbana.it