edizione Nazionale
Mercury/2: poco appeal per le destinazioni del Sud
notizia pubblicata 29 Luglio 2009 alle ore 13:20 nella categoria Turismo

La netta separazione tra Centro, Nord e Mezzogiorno. E’ questo uno dei dati che salta subito all’occhio sfogliando il XVI rapporto sul turismo italiano, realizzato da Mercury Srl e presentato oggi a Roma. Il problema – evidenzia Emilio Becheri che ha curato l’indagine – è che il Sud non riesce ad attirare gli stranieri, ha poco appeal anche per gli italiani delle altre regioni e presenta il paradosso della stagionalità, con un clima migliore ma una minore concentrazione delle vacanze.
Eppure considerando il fenomeno delle cosiddette “seconde case”, il Mezzogiorno si colloca
nettamente al primo posto con il 34% del movimento turistico in termini di presenze, seguito dal Nord Est con il 24,2%, dal Centro (22,1%) e dal Nord Ovest (19,7%). Del resto il fenomeno determina quasi il doppio del movimento ufficiale in termini di presenze, e considerando anche i pernottamenti outgoing degli italiani all’estero, nel 2008 l’industria del turismo ha determinato circa 1,3 miliardi di pernottamenti con una diminuzione degli stranieri in Italia stimata intorno al 5%.
A tal proposito viene presentata una interessante matrice. Nei primi sei mesi dell’anno in corso si riscontrano delle difficoltà derivanti dal fatto che questo settore è diviso in turismo business e leisure. Secondo gli operatori, la crisi è stata determinata dal comparto business, mentre sembra aver tenuto il leisure. Le previsioni internazionali per l’anno in corso mostrano un calo del 3,8% degli arrivi e delle visite internazionali in Europa. In Italia il calo si stima invece limitato all’1% o – addirittura – assente, con una situazione sostanzialmente stazionaria. Con eventuali previsioni a lungo termine, la situazione presenta prospettive lusinghiere: se nel 2007-2017 l’evoluzione del turismo nazionale si mantenesse ad un ritmo analogo a quello avuto nel decennio 1997-2007, cioè un tasso medio annuo di sviluppo di circa il 2,6% delle presenze, fra dieci anni si supererebbero i 480 milioni di presenze e, nel 2020, i 520 milioni, con un aumento di oltre il 40% rispetto alle presenze attuali.