"Se riusciremo ad avere una 'strategia Paese' sul turismo, si potranno creare 1,6 milioni di posti di lavoro in più e l'apporto di questo settore al Pil potrà passare dall'attuale 13% al 18%": a crederlo è il ministro del Turismo, Piero Gnudi, che ha parlato oggi davanti alla commissione Attività Produttive della Camera.
Gnudi ha ricordato che nel 1950 nel mondo c'erano 25 milioni di persone che facevano viaggi; nel 2011 ha viaggiato un miliardo di persone, il settore, quindi, è cresciuto di 40 volte negli ultimi 60 anni. "In Italia tanto nel 2010 quanto nel 2011 – ha aggiunto il ministro – è diminuita la quota di turisti italiani ed è aumentata quella degli stranieri: lo scorso anno gli italiani sono calati del 4,12%, gli stranieri sono aumentati del 4,5%".
Gnudi ha quindi enumerato tutti i problemi del turismo italiano: la stagionalità, che è in aumento, il fatto che manchino grandi operatori turistici e grandi catene alberghiere italiane. Altro guaio è costituito dalla formazione universitaria, che tocca solo il 17% degli addetti, contro il 35% dei Paesi competitor (Francia e Spagna innanzitutto). "Dobbiamo inoltre dare uniformità ai servizi turistici – ha concluso Gnudi – e stiamo lavorando per uniformare gli standard turistici e anche gli standard dei siti turistici, affinché il turista sappia sempre, nei posti che visita, quali sono i servizi che trova".