E' bufera sul governo dopo le voci su un possibile accorpamento delle festività con l'obiettivo di far crescere il Pil. In rivolta soprattutto il mondo turistico italiano ma oggi il ministro del Turismo, Piero Gnudi, ha provato a sedare un po' gli animi. "Le ipotesi non si commentano, si commentano le decisioni. E al momento sono soltanto delle voci e delle ipotesi".
Del resto nelle ultime ore le critiche erano piovute un po' da tutte le parti. "Se può essere un aiuto alla produttività spostare le giornate di ferie da metà settimana alla fine della stessa, perché questo può aiutare la produttività, miope sarebbe abolire le festività per lavorare di più" sostiene il presidente di Federturismo Confindustria, Renzo Iorio. Negativo anche il parere di Fortunato Giovannoni, presidente della Fiavet: "è una medicina che non va bene per la malattia che ha l'Italia, bisogna trovare un'altra cura per l'ammalato. Il mondo del turismo e non solo sarebbe gravemente danneggiato da questa scelta – riflette Giovannoni – e non è questo il modo per alzare il Pil. Se pensiamo di lavorare di più siamo d'accordo ma i consumi sono in recessione, non c'é domanda. Per questo mi permetto di dire che la medicina è sbagliata totalmente".
"L'Italia per crescere ha bisogno di altro – e penso ad investimenti, innovazione e sviluppo del turismo – non certo dei tagli o degli accorpamenti delle festività". Secco il commento del presidente di Confesercenti, Marco Venturi, ricordando come scenari di questo genere si siano già affacciati negli anni, "ricordo fin dagli anni '70, ma poi non hanno trovato seguito".
Per Armando Cirillo, responsabile Turismo del Pd, "l'intenzione del governo di accorpare alcune festività per recuperare quote di produttività è non solo inutile ma è addirittura un dannoso boomerang. Rischia, infatti, di produrre una contrazione dell'attività turistica e di determinare un effetto contrario a quello sperato. Il governo – conclude – deve aiutare l'economia e migliorarne il funzionamento, non penalizzarla".