Pompei continua a stupire, ritrovata la sagoma di un cavallo e del suo cavaliere

La sagoma di un cavallo è emersa dagli scavi condotti a Pompei sotto la guida del dg del Parco Archeologico, Massimo Osanna, che ha sperimentato con successo la riproposizione della tecnica dei calchi, ideata dall’archeologo Giuseppe Fiorelli proprio a Pompei, nella seconda metà dell’800. La scoperta è avvenuta nell’area di Civita Giuliana, fuori le mura del sito archeologico, dove erano stati intercettati dei cunicoli clandestini utilizzati per trafugare i preziosi reperti antichi.

Insieme con il calco del cavallo è stato trovato anche il suo cavaliere, un patrizio di alto rango sepoloto con un chiodo sulla spalla destra come corredo funebre. Del defunto ora si sa che era un maschio maturo, dall’aspetto vigoroso, alto oltre 1,75 cm e che avrebbe dovuto avere tra i 40 e i 55 anni. Le prime analisi hanno, tra l’altro, messo in evidenza un’anomala usura dentaria con utilizzo extramasticatorio degli incisivi anteriori; probabile presenza di patologie e anomalie genetiche che andranno indagate con analisi specialistiche.
La tomba sarebbe stata edificata: dopo il 79 dopo Cristo, quindi dopo l’eruzione che fece strage della popolazione e seppellì l’intera città di Pompei.

“Segno che anche dopo l’eruzione, qui si continuava a coltivare e a vivere producendo anche sopra la coltre di cenere e lapilli che aveva coperto e distrutto la città intera” ha spiegato Osanna.

Le scoperte riaccendono l’entusiasmo dei ricercatori che lavorano non più solo alla tutela della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., ma anche a nuovi scavi, grazie ai quali la storia può essere letta anche alla luce delle nuove più recenti e avanzate tecnologie. L’intervento ha portato alla luce una serie di ambienti di servizio di una grande villa suburbana conservata in maniera eccezionale, dalla quale sono emersi anche diversi reperti (anfore, utensili da cucina, parte di un letto in legno di cui è stato possibile realizzare il calco).

“Un’operazione che ha visto il lavoro di squadra del Parco Archeologico di Pompei, della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, del Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri che conferma la forza del sistema italiano nel contrasto al traffico illecito di opere d’arte. Un ringraziamento particolare a tutti i professionisti della tutela del ministero dei beni culturali che a Pompei stanno ottenendo grandi risultati utilizzando le tecniche tradizionali e sperimentandone di nuove. Di loro si sta parlando con ammirazione in tutto il mondo”, ha commentato Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

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