Come essere una case history di successo e non incidere sull'economia locale. E' il caso degli Scavi Archeologici di Pompei che, con oltre due milioni di visitatori all'anno, è il secondo sito culturale più visitato d'Italia. Eppure, secondo l'Associazione per Pompei che ha presentato il rapporto di ricerca "L'area archeologica di Pompei: il presente e il futuro possibile", il territorio non sfrutta in maniera appropriata le sue potenzialità.
"L'area archeologica di Pompei è un caso singolare nell'estesa prateria dei beni culturali italiani – ha dichiarato l'economista Massimo Lo Cicero – Insieme con il Colosseo e la Galleria degli Uffizi rappresenta una terna che attrae ogni anno oltre due terzi dei visitatori in Italia. Milioni di turisti che però transitano solo per poche ore in Campania e passano oltre. Una contraddizione enorme, e nessuno si preoccupa di utilizzare questa attenzione per generare valore. Come se una televisione commerciale con milioni di accessi e un'audience garantita e fidelizzata si rifiutasse di vendere pubblicità per realizzare risorse finanziarie utili per la propria crescita".
La ricetta di Lo Cicero suggerisce di favorire un aumento della spesa dei viaggiatori: "Se aumentasse, quel miliardo all'anno potrebbe diventare almeno due miliardi e forse tre. Una somma pari al 2% del Pil in più, da vendere come beni e servizi". Per farlo, bisognerebbe avere un controllo più diretto dei flussi dei turisti, sottraendone la gestione ai tour operator internazionali che in fin dei conti guardano solo al proprio tornaconto. "Partendo dal controllo di quello che vogliamo vendere ai visitatori esteri – ha aggiunto l'economista – si possono creare le condizioni per stabilizzare la loro permanenza nei nostri territori. Il tutto muovendo da un'azione coerente di istituzioni e imprenditori, indispensabile per la realizzazione dell'obiettivo".