“Fino all’ultimo abbiamo sperato che il buon senso prevalesse su scelte ingiustificate sulla base dei numeri (basso l’indice di contagio registrato nei poli culturali). Oggi prendiamo invece atto della decisione del Governo di chiudere nuovamente i musei: un provvedimento del tutto ingiusto, in quanto già dopo il primo lockdown erano state prese tutte le misure di contenimento necessarie, per assicurare visite nel massimo rispetto della sicurezza e della salute dei cittadini. Questo nuovo DPCM declassa le attività culturali come ‘servizi non essenziali’, ignorando da un lato il valore – anche di conforto – che la fruizione di cultura ha, dall’altro il baratro economico in cui si rischia di far precipitare un intero settore, che dà lavoro a migliaia di persone, che muove l’economia e crea indotto”. Così Fabio Roversi-Monaco, presidente di Genus Bononiae. Musei nella città in relazione al nuovo DPCM firmato nella notte dal Governo Conte, che impone una nuova serrata dei musei, in risposta all’emergenza sanitaria. “Ancora una volta non ci fermeremo e non ci faremo scoraggiare: continueremo a tenere viva l’attenzione del nostro pubblico online, offrendo contenuti culturali, stimoli e approfondimenti fino ad organizzare vere e proprie visite virtuali. Certo oggi facciamo più fatica di sei mesi fa a dire ‘ci alzeremo più forti’, perché quanto è stato deciso rende impossibile qualunque tipo di programmazione, almeno a medio termine”, ha detto il presidente.
Chiudono così da domani Palazzo Fava, con la mostra dedicata al Polittico Griffoni – che già aveva visto slittare l’inaugurazione a causa del primo lockdown – l’Oratorio di Santa Maria della Vita, con la mostra ‘Criminis Imago’, appena inaugurata, con gli scatti dei fotoreporter Walter Breveglieri e Paolo Ferrari. Chiuso il Museo della Storia di Bologna a Palazzo Pepoli, San Colombano – Collezione Tagliavini: resta aperto il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca nella Chiesa di Santa Maria della Vita.
Un recente rapporto di Federculture evidenzia come nel 2020 oltre il 70% degli enti culturali ha stimato perdite di ricavi superiori al 40% del proprio bilancio e il 13% prospetta perdite che superano il 60%. Pur in uno scenario tanto inedito quanto difficile, molti attori del comparto cultura hanno reagito veicolando la propria offerta tradizionale in forme del tutto rinnovate, anche lavorando in modalità nuove. Specie nell’ambito museale, la produzione di visite virtuali, di dirette live o di programmi ad hoc, accessibili on demand, è andata ben oltre il 50% delle complessive proposte culturali fruibili a distanza. Quella nata, in un momento critico, come offerta suppletiva rispetto all’ordinario è stata ben presto percepita come un’offerta alternativa o, meglio ancora, come una declinazione aggiuntiva delle canoniche modalità di fruizione del prodotto culturale.
“Questo – conclude Roversi-Monaco – dimostra che il settore vuole reagire, ma al tempo stesso che le scelte vanno ponderate in maniera davvero attenta”.