Il Comitato portuale del porto di Trieste ha deliberato l'adozione del nuovo Piano regolatore dello scalo, “sancendo – secondo quanto si legge in una nota dell'Autorità portuale – un ritrovato clima d'intesa tra le istituzioni, il mondo imprenditoriale e sindacale”. “Il Piano regolatore – ha detto Claudio Boniciolli, presidente dell'Ap – è lo strumento imprescindibile per lo sviluppo del porto, strumento senza il quale non si può ipotizzare alcuna crescita dei traffici e delle attività economiche portuali”. Il Piano regolatore va a sostituire quello adottato nel lontano 1957: da allora si erano susseguite innumerevoli Varianti. “Il Piano adottato oggi – ha spiegato Boniciolli – permette ai competenti organi dello Stato di avere una prospettiva chiara ed allo stesso tempo pragmatica dello sviluppo del Porto di Trieste in un quadro nazionale ed europeo”. Il Piano, che ora inizierà l'iter attraverso gli organi centrali dello Stato, include la variante approvata da Stato e Regione per il Porto Vecchio, che si svilupperà sulla base del concetto di ‘portualita’ allargata. In tre fasi, in un tempo stimato di 15 anni, il Piano farà ‘guadagnare’ 200 ettari di spazio alle banchine del porto. Il costo totale stimato delle operazioni che trasformeranno radicalmente il porto, è stimato tra 1,5 e 2 miliardi di euro.