“Dopo più di due anni di chiusura forzata, stretti tra l’aumento dei tassi e l’inflazione, gli alberghi di Roma subiscono anche un ulteriore aumento della tassa di soggiorno, già una delle più alte d’Europa. Anche se la situazione al momento è positiva – sottolinea la Presidente di Confindustria Alberghi Maria Carmela Colaiacovo – va evidenziato che i risultati di oggi sono ancora al di sotto del periodo pre-crisi.
Le aziende, particolarmente quelle delle città d’arte che durante il periodo del covid hanno subito l’impatto più duro per l’assenza totale della loro clientela che è in gran parte internazionale, stanno già affrontando l’aumento esponenziale dei tassi e quello dei costi dovuto all’inflazione, che rallentano e di molto il processo di recovery.
Proprio mentre Roma vive il rilancio delle attività con un’offerta che si rinnova anche grazie importanti realtà interessate a sviluppare il prodotto ultra-luxury, questo balzello rischia di condizionare l’importante flusso di investimenti in atto sul mercato.
L’aumento dell’imposta di soggiorno, incide ulteriormente su questo quadro già complesso, ma a rendere il tutto meno sopportabile e meno comprensibile agli occhi dei viaggiatori è che a questa imposta già così elevata, non corrisponde un adeguato livello di servizi da parte della città.
Quando l’imposta di soggiorno è stata istituita, l’obiettivo era quello che il gettito fosse dedicato a sostenere il settore con interventi mirati ad aumentare la competitività delle nostre destinazioni che contribuiscono al PIL del Paese in maniera significativa.
Purtroppo di tutto questo non c’è nessuna traccia, e gli incassi peraltro già estremamente rilevanti, finiscono dispersi per mille rivoli senza restituire niente agli operatori del settore e ai turisti. Una situazione molto pericolosa questa perché a fronte di importi così cospicui, le aspettative dei viaggiatori rispetto alla città, rischiano di essere profondamente deluse”, conclude la Presidente Colaiacovo.