Cappella Sistina a numero chiuso? Paolucci: impensabile

La replica all’articolo del Corriere della Sera di Paolo Citati

“È impensabile un numero chiuso per la Sistina”. Ad affermarlo Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, rispondendo all'articolo ‘La Sistina oltraggiata dai turisti: offesi i tesori e la fede’ apparso sul Corriere della Sera. 
"Credo che fra qualche tempo – scrive Paolo Citati, autore del pezzo – bisognerà provvedere a restaurare la Sistina un'altra volta; e così senza fine, via via che il greve respiro umano riempirà il vasto soffitto della Cappella”.
Per Paolucci “quello di cui parla è il problema di tutti i grandi musei che attraggono le masse: le sue parole potrebbero descrivere anche gli Uffizi o il Louvre. Il tempo in cui solo granduchi russi o milord inglesi, o esperti come Bernard Berenson potevano accedere ai grandi capolavori dell'arte è definitivamente tramontato. Adesso siamo nell'epoca del turismo dei grandi numeri, milioni di persone vogliono godere della cultura storica; è un fenomeno di cui siamo perfettamente consapevoli e che deve essere fronteggiato. Abbiamo triplicato il numero dei custodi – continua – e da 2 anni è in corso uno studio per rinnovare il sistema di aerazione e di controllo dell'umidità; è un intervento necessario per garantire la salvaguardia degli affreschi e il benessere dei visitatori. Ma un numero chiuso è impensabile. La Sistina non è solo un luogo artistico – aggiunge – è anche una cappella consacrata, un compendio di teologia e un vero e proprio catechismo messo in figura. Si può mettere un numero chiuso a Lourdes o a San Giovanni Rotondo? Con l'emancipazione dei Paesi emergenti saranno sempre di più le persone che potranno permettersi un viaggio a Roma e accedere a questa bellezza, visitando i due luoghi simbolo della capitale della cristianità, il Colosseo e la Sistina. E alla fine dell'anno – conclude Paolucci – sarà presentato alla stampa il nuovo piano per l'abbattimento degli inquinanti atmosferici. È un progetto molto ambizioso e costoso ma la salvaguardia dell'opera è, ovviamente, il primo dei nostri doveri”. 

 

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