Roma pensa ad importare da Firenze il nuovo sistema ‘ammazzacode’ che sta rivoluzionando gli ingressi agli Uffizi. Ad annunciare un protocollo d’intesa e ‘l’avvio di un tavolo tecnico congiunto tra Mibac e Comune di Roma sono il Sottosegretario al turismo Gianluca Vacca e il vicesindaco Luca Bergamo. “L’idea – racconta Vacca – è di applicare un sistema virtuoso già sperimentato a Firenze alla gestione di più siti museali anche nella capitale, mettendo insieme più enti, abbattendo le code e migliorando l’efficienza di accesso. Nel centro di Roma, ad esempio – dice – potrebbe riguardare il Colosseo, con i Fori e Musei Capitolini”.
”Ovviamente le sfide su un territorio vasto come Roma sono diverse – aggiunge Bergamo – Ma è di interesse l’applicazione di modelli matematici sofisticati a sostegno di un migliore godimento del patrimonio culturale. Lo scopo è non solo ridurre le code, ma favorire la pluralità di opportunità che la città offre. E si potrebbe arrivare all’applicazione presto, in un anno”.
Già perché i risultati del sistema messo a punto dall’Università dell’Aquila per gli Uffizi, seppur con un nome poco romantico ma assolutamente esplicativo come ”ammazzacode”, sono notevoli. ”Quando sono arrivato – racconta il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – bisognava mettersi in fila per ore, sotto il sole, prima di entrare. Si arrivava esausti già alla prima sala. Oggi non esiste al mondo un museo con un sistema paragonabile a questo”.
Pur rispettando il limite di 900 visitatori in contemporanea, l’algoritmo, ”frutto di tre anni di lavoro e costato 200 mila euro”, già nella prima domenica gratuita in cui è stato sperimentato ha abbattuto il tempo medio di attesa dai 64 minuti di domenica 2 settembre (con gestione tradizionale) a 18 minuti di domenica 7 ottobre, paradossalmente aumentando gli ingressi sia agli Uffizi (da 6.961 a 7.765) che a Palazzo Pitti (da 6.685 a 10.805). Già alle 12 il grosso dei turisti aveva acquistato ai totem il tagliando di ingresso (7.385 tagliandi consegnati, quota che il 2 settembre era stata sfiorata solo alle 18.35), con slot di 15 minuti per presentarsi (e abbattimento dei no show). Non dovendo più rimanere in fila, in tantissimi ne hanno approfittato per fare altro. In totale, 323.656 minuti risparmiati o, se preferite, 224 giorni. La performance è migliorata ancora nella Settimana gratuita nei musei (5-10 marzo), quando, con l’opzione di scelta sull’ora di ingresso, si è ”scesi a 7 minuti di attesa media”, dice Schimidt, ma solo perchè ”in famiglia ci si attardava a consultarsi sull’orario”. In tutto sono stati ”111.205 visitatori: 40 mila agli Uffizi, 38 mila a Boboli e 33 mila a Palazzo Pitti, con un divario ridotto al 6%. In passato avevamo gli Uffizi al 50%. L’obbiettivo è zero minuti di attesa – rilancia Schmidt che ha stretto accordi anche con il Museo Archeologico – Ma il sistema è pronto per entrare in funzione, anche nei giorni a pagamento. Attendiamo il concessionario dei servizi, ma c’è grande favore, anche tra i lavoratori che non devono più sentire lamentele”. Tra i vantaggi, oltre al tempo risparmiato e una migliore qualità di visita, “sicurezza cittadina, un indotto maggiore e la vittoria sui bagarini che non hanno più ragione di esistere”. ”La riproducibilità è totale – assicura Herny Muccini dell’Università dell’Aquila – In Italia e all’estero”.