Il pesto al mortaio della più antica tradizione genovese si candida a diventare patrimonio culturale ‘immateriale’ Unesco. La candidatura è stata annunciata al Palazzo della Borsa a Genova dai promotori, in testa l’associazione Palatifini. La procedura per l’ammissione prevede la mediazione e l’intervento dello Stato, attraverso i ministeri dei Beni Culturali e dell’ Agricoltura, enti pubblici territoriali e comunità locali.
“Abbiamo già avuto contatti con il Mibact, che curerà la pratica, e un responso di interesse che ci ha incoraggiato ad andare avanti – ha spiegato Roberto Panizzi di Palatifini – Non sarà semplice, ci serve l’appoggio di tutti i genovesi e i liguri, ma sarà una bella avventura. L’obiettivo è fare diventare patrimonio Unesco la tecnica di lavorazione al mortaio. Vengono tutelati, in questo caso, i beni antropologici e, quindi, la tecnica di preparazione che si sta perdendo nella sua versione tradizionale, che è quella che vogliamo salvare”.
“Pensiamo che con Expo – ha sottolineato Carla Sibilla, assessore al Turismo del Comune di Genova – potremo avere grande visibilità, dare un’accelerata anche a questo processo e valorizzare al massimo uno dei nostri patrimoni, il pesto”.
“Il pesto è il simbolo dell’ operatività ligure – ha sottolineato Paolo Odone, presidente Cciaa Genova – della difficoltà dell’agricoltura, della tenacia dei liguri. Le Cciaa hanno già fatto azioni forti per promuovere i siti Unesco, Mirabilia, attraverso il quale presentiamo percorsi turistici con 12 città siti Unesco e il pesto rientra in questa idea”.
Intanto il campionato del mondo di Pesto al Mortaio potrà diventare uno degli eventi del Padiglione Italia all’Expò. “Ho proposto di inserirlo tra gli eventi organizzati direttamente dal Padiglione Italia – ha annunciato Angelo Berlangieri, assessore al Turismo della Regione Liguria – e questo servirà per mettere al centro dell’attenzione una delle tipicità del nostro territorio e aiutare la candidatura a patrimonio dell’Unesco, con una forte operazione di promozione territoriale”.