Upa, manifestazione a Roma per accendere riflettori su turismo savonese

In inverno calo di presenze del 20%, male Pasqua e poche prenotazioni per ponti

L’anno scorso ad Albenga imprenditori del turismo ed i loro dipendenti avevano sfilato in 600 per le strade di Savona, con cartelli e striscioni con su scritto ‘300 sì, 90 no’. L‘obiettivo era far capire che non potevano lavorare solo 90 giorni all’anno, ma che era necessario mettere in piedi iniziative per consentire agli alberghi di restare aperti tutto l’anno. Ad un anno di distanza la situazione non è migliorata. “Delusi dall’estate, allarmati da un inverno che ha visto un calo di presenze del 20% in provincia di Savona, oggi addirittura tramortiti da vacanze pasquali praticamente inesistenti e dall’assenza di prenotazioni per i ponti di primavera. La bassa stagione da noi non esiste più”, dice Franca Cappelluto, presidente dell’Unione Provinciale Albergatori.
Adesso anche quel 30% di alberghi che continua a tenere aperto tutto l’anno, è pronto a gettare la spugna, con conseguenze drammatiche in termini occupazionali. Migliaia di persone che andranno ad ingrossare le liste dei disoccupati. È la conseguenza di un perverso effetto a tenaglia. Da un lato la flessibilità (oggi tutta rivolta verso il basso) della domanda, con meno soldi da spendere, meno viaggi, soggiorni sempre più brevi; dall’altro la rigidità delle strutture ricettive, che vendono ‘merce deperibile’ in quanto le camere d’albergo vuote rappresentano una perdita di fatturato non recuperabile.
“Il prossimo 30 maggio Confindustria celebrerà a Roma il 20° compleanno di Federturismo. Un anniversario che noi proporremo di trasformare da celebrazione in manifestazione, una grande marcia nazionale per dire al governo quello che lo scorso anno a Savona abbiamo detto al prefetto ed ai nostri amministratori. Dobbiamo gridare forte e chiaro che i nostri alberghi non ce la fanno più a stare in piedi, che ci stiamo riducendo a diventare delle attività stagionali ridimensionate, con meno servizi e meno personale”, agginge la Cappelluto.
Alla crisi si aggiungono le penalizzazioni dell’Iva turistica superiore a quella dei Paesi europei concorrenti, i costi del lavoro altissimi, la stretta creditizia che non consente investimenti strutturali le normative di adeguamento impiantistico che si succedono una dietro l’altra, da quelle di competenza dei vigili del fuoco a quelle dell’Asl e dei non pochi enti di controllo. E poi ancora la Tares e l’aliquota Imu.
“Le tasse saranno la nostra tomba – conclude Cappelluto – È questo che vogliamo andare a dire davanti ai palazzi romani. I politici stanno giocando con il lavoro di generazioni di imprenditori e con il posto di lavoro di centinaia di migliaia di occupati nel turismo italiano”.

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