‘Venere, spiata da un satiro, con i puttini', arazzo cinquecentesco tessuto a partire da un disegno preparatorio di Giulio Romano, il principale collaboratore e l'allievo più dotato di Raffaello Sanzio, è uno dei 34 arazzi raccolti nella mostra ‘Gli arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento. Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano' ospitata a Palazzo Te a Mantova fino al 27 giugno. L'arazzo, databile tra il 1539 e il 40, è l'unico superstite commissionato dal primo duca di Mantova Federico II. Negli anni '70 l'opera venne acquistata sul mercato londinese dal critico Federico Zeri che lo ha conservato fino alla sua morte, nel 1998, nella sua casa-museo a Mentana. Attualmente l'arazzo appartiene alla Galleria Raffaele Verolino di Modena: è un fatto eccezionale che un manufatto così significativo sia in mano privata, è infatti l'unico tra i 34 presentati. Tutti gli arazzi esposti appartengono all'imponente collezione dei Gonzaga, realizzata per lo più nelle Fiandre o in Italia a opera di arazzieri di origine fiamminga. ‘Venere spiata da un satiro, con i puttini' è parte integrante del gruppo di arazzi ‘Giochi di putti' disegnati da Giulio Romano e tessuti da Nicola Karcher. Per la qualità esecutiva e figurativa e per la sua straordinaria provenienza storico-artistica l'arazzo può essere considerato uno dei più importanti mai fabbricati in Italia. "L'arazzo è già stato esposto al grande pubblico nel 1989, nell'ambito alla mostra mantovana dedicata a Giulio Romano – spiega Verolino – ma dopo il suo acquisto l'ho sottoposto a un importante restauro. Il lavoro di pulitura è durato quasi 3 anni". Il capolavoro del Rinascimento sarà visibile fino al 27 giugno al Palazzo Te di Mantova, lunedì dalle 13 alle 18 e dal martedì alla domenica dalle 9 alle 18.