cI progetti “finanziati dalla Ue per gli aeroporti non assicurano sempre un impiego ottimale delle risorse”. Lo scrive la Corte dei Conti Ue in una relazione che prende in esame Italia (con gli scali di Alghero, Catania, Comiso, Crotone e Napoli); Spagna; Grecia; Polonia e Estonia.
A livello generale emerge “la mancanza di un’adeguata capacità di pianificazione e previsione, scali troppo vicini gli uni agli altri, e progetti troppo grandi rispetto a numero di aerei e passeggeri”. Ma l’Italia, nonostante vari deficit rilevati, ne esce “abbastanza bene”, spiega il capo degli auditor Luc T’Joen.
Il problema “cruciale” per l’Italia è “la mancanza di coordinamento per la connessione ferroviaria”. Difetto che peraltro era stato “rilevato in passato anche con l’indagine sui porti marittimi”.
Ma evidenzia T’Joen “le autorità italiane sembrano aver compreso il problema” ed essere intenzionate ad intraprendere delle azioni nel periodo 2014-2020.
Tra i cinque scali italiani presi in esame, Crotone è quello a suscitare i maggiori dubbi. “Qui – spiega il magistrato contabile – i soldi non sono stati spesi in modo saggio”. I fondi europei per lo scalo calabrese ammontano a 4,736 milioni di euro per lavori iniziati nel 2006 e terminati nel 2011. Le carenze dipendono dal fatto che c’è stata una certa indecisione da parte delle autorità se puntare su Crotone o su Lamezia Terme.