Gli affitti brevi sono uno strumento previsto dal Codice civile che consente ai proprietari di affittare i propri immobili per poche notti. Mettere un limite al diritto di proprietà di milioni di italiani non ha nulla a che fare con lo spopolamento dei centri storici. Secondo i dati ISTAT ci sono solo due città italiane a demografia positiva, Milano e Bologna e guarda caso sono città vive, in cui si lavora, si studia, si arriva per eventi di vario genere, ci si ferma per periodi brevi o lunghi perchè offrono ambienti accoglienti e stimolanti. Forse i sindaci di città da cui i vecchi residenti scappano dovrebbero interrogarsi in modo più profondo sulle motivazioni della fuga, soprattutto dei giovani, invece di banalizzare imputando la questione all’arrivo di turisti che soggiornano poche notti.
Il trend del turismo in appartamento è un trend mondiale, che prevede soggiorni da poche notti a molti mesi, con le motivazioni più svariate, non solo legate al turismo. Limitarlo è un modo miope di reagire a un fenomeno importante, che genera posti di lavoro qualificati (architetti, customer service, booking, revenue manager, informatici che sviluppano tecnologia), attira investimenti immobiliari, presenze turistiche e viaggi per studio, crea indotto diretto (personale per pulizie e manutenzioni) e indiretto (ristoranti, trasporti, esperienze, visite musei).
Come AIGAB – Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi chiediamo un tavolo di confronto sulla base di misurazione dei fenomeni invece che un atteggiamento inutilmente punitivo. Non si dimentichi che l’Italia ha il record di seconde case sfitte e che le case che milioni di italiani affittano sui portali online sono elettori che hanno consapevolmente scelto di investire nel ristrutturare i loro immobili per procurarsi un reddito integrativo, non una rendita (perchè ahinoi, dietro gli affitti brevi c’è molto lavoro).
Rispetto all’asset delle seconde case degli italiani non utilizzate, circa 6,3 milioni, quelle immesse nel circuito del vacation rental sono solo 550 mila. Di queste circa 200mila sono gestite da aziende. Complessivamente gli operatori, professionali e non, sono tra i 20 e i 30 mila, con un indotto nel mondo del lavoro di centinaia di migliaia di persone. Il vacation rental vale circa 10miliardi di euro (valori al 2019).